Genova. Mentre il caldo non arretra e l’acqua inizia a scarseggiare, le istituzioni provano a fare quadrato per capire come gestire una situazione che di ora in ora sembra più difficile, e dagli intrecci sempre più ampi.
Perché se la mancanza di acqua nei nostri fiumi è un problema serissimo per l’approvvigionamento idrico delle città e di tutto il comparto agricolo, la scarsità di “oro blu” è un altrettanto serio problema dal punto di vista energetico, visto che il nostro paese trae il 15% dell’energia proprio dall’idroelettrico. Percentuale non irrilevante, soprattutto in questa fase dove il taglio delle forniture di gas da parte della Russia rischia di mettere in ginocchio la nostra economia.
E le prime centrali idroelettriche si stanno fermando: è il caso dei cinque impianti del Lago Maggiore, in Lombardia, che nelle ultime settimane non hanno prodotto nemmeno un watt a causa del livello del lago ai minimi storici, con solo poco più di un quinto di acqua presente rispetto alla media stagionale. In altre parole, la tempesta perfetta: la guerra ci sta portando tagli alle forniture, la siccità potrebbe azzerarle. Mancano energia, acqua e presto potrebbe mancare anche il cibo, soprattutto quello legato all’agricoltura.
Per questo motivo mercoledì si incontreranno in un vertice straordinario il presidente Draghi, i ministri Patuanelli (Agricoltura) e Cingolani (Transizione ecologica) e il capo della Protezione Civile Curcio, per verificare la situazione legata alla siccità e cercare di capire come e dove intervenire. Se possibile.
Nel pomeriggio, poi, dovrebbe riunirsi anche la conferenza Stato-Regioni, che si preannuncia bollente, visto che proprio dalle regioni, soprattutto quelle del nord, stanno arrivando fortissime richieste per proclamare lo stato di calamità, per accedere a fondi straordinari e per salvare il salvabile. “Ci sarà la Conferenza delle Regioni – ha ribadito sui social Stefano Bonaccini, presidente dell’Emilia-Romagna – ed è lì che dobbiamo porre il tema, per chiedere al Governo un intervento immediato e un riguardo particolare per tutto il bacino del Po”. La secca del Po, infatti, rischia di mettere in ginocchio l’economia di tutto il nord del paese.
Ma l’emergenza non riguarda solo la pianura Padana. “Noi l’allarme siccità l’abbiamo lanciato tre, quattro mesi fa” dice il segretario generale dell’Autorità di bacino del Tevere, Erasmo De Angelis – Non possiamo più inseguire le emergenze, l’acqua deve essere al centro dell’attenzione pubblica e degli investimenti, deve rientrare nei bilanci dello Stato: il tema quindi è fare prevenzione nei tempi di pace”.
Anche Regione Liguria si è attivata: la scorsa settimana si è riunito l’Osservatorio dei corpi idrici che, presieduto da Regione Liguria e dall’autorità di bacino dell’Appennino settentrionale, raggruppa tutti i soggetti gestori: “Nei prossimi giorni – hanno detto il presidente Toti e l’assessore alla protezione civile Giampedrone – con gli esiti dell’Osservatorio alla mano, decideremo quali misure di indirizzo intraprendere e quindi trasmettere ai Comuni e agli Enti gestori Ato provinciali, che restano i titolari delle azioni da intraprendere direttamente sul territorio”.
Nel frattempo sono iniziati i primi razionamenti dell’acqua in alcuni comuni del ponente ligure, mentre nei laghi genovesi la situazione, anche se non grave, desta qualche preoccupazione, visto che all’appello mancano quasi 8 milioni di metri cubi d’acqua rispetto alla media stagionale. La stagione balneare porterà migliaia di persone a vivere qualche settimana in Liguria, e il surplus di popolazione potrebbe veramente mettere in difficoltà la sostenibilità idrica. Senza dimenticare il pericolo incendi, che in queste ore ha dimostrato quanto possa essere devastante. La terra è assetata, e presto potremmo esserlo anche noi.