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Scissione M5s, i grillini genovesi non seguono Di Maio: “Un traditore attaccato alla poltrona”

Traversi, unico ligure rimasto in Parlamento: "Lo strappo era preparato da tempo". E Pirondini incalza: "Uscire dalla maggioranza di Draghi? Sarebbe opportuno"

di maio

Genova. Le onde sismiche del terremoto che ha investito il Movimento 5 Stelle a Roma non arrivano a Genova e in Liguria. Nella patria del fondatore Beppe Grillo i (pochi) eletti rimasti non ci pensano proprio a scendere dalla nave in tempesta per seguire il transfuga Luigi Di Maio, e anzi colgono l’occasione per raccogliere i cocci e ripartire dai “valori che ci hanno sempre contraddistinto”. E così per ora non si registrano defezioni, né in consiglio regionale, con Fabio Tosi e Paolo Ugolini ben saldi in sella, né a Palazzo Tursi, dove a tenere la bandiera pentastellata è rimasto solo Luca Pirondini.

La fuoriuscita di due parlamentari, Sergio Battelli e Simone Valente, verso il gruppo Insieme per il futuro fondato dal ministro degli Esteri “lascia l’amaro in bocca perché non condividiamo né la strada, né l’arrivo”, si legge in una nota diffusa dal Movimento 5 Stelle Liguria. Ma c’è chi usa parole più forti. Come Fabio Ceraudo, ex consigliere comunale eletto nel Municipio Medio Ponente: “Oggi chi si professa responsabile e coerente, chi pretende di essere identità di verità o che improvvisamente dichiara che uno non vale un altro, tenendosi stretta la poltrona, è semplicemente un traditore senza alcuna dignità“. Così anche Stefano Giordano, altro ex di Tursi che entrerà nel consiglio del Centro Est da candidato presidente sconfitto, che definisce la scissione operata da Di Maio “un ignobile tradimento“. Mentre Luca Pirondini ricorda che “tutta quella gente è stata eletta col M5s senza preferenze, quindi quei posti in Senato e alla Camera se li è guadagnati il m5s. Abbiamo sempre detto che se uno legittimamente non è d’accordo si dovrebbe dimettere dal ruolo istituzionale”.

A Roma, tra espulsioni e cambi di casacca, l’unico parlamentare del M5s è rimasto Roberto Traversi, ex sottosegretario ai Trasporti e coordinatore regionale del movimento. Che non si dichiara stupito: “C’è stata una condotta deficitaria per mesi, era una strada preparata da tempo e questo per me è inaccettabile. Meglio giocare a carte scoperte”. Nessun rimorso per le epurazioni di chi ha negato la fiducia al governo Draghi: “In gruppo bisogna andare col mare calmo e col mare grosso, se ognuno facesse quello che vuole sarebbe difficile. All’epoca c’era un ordine impartito da un voto della base, neanche da un capo politico. Andava rispettato”.

Con l’uscita di Di Maio dal Movimento 5 Stelle traballa l’appoggio delle truppe di Conte al governo Draghi. E mentre il ministro Stefano Patuanelli si affretta a dire che il sostegno alla maggioranza “non è in discussione”, il ligure Traversi non sembra troppo convinto: “Dobbiamo fare una seria valutazione. Alla fine dei conti ci sono un po’ di lacune” nel lavoro del governo, “si potevano sistemare alcuni temi irrisolti da anni nel nostro Paese, tutto sommato non vedo grossi passi in avanti. È una valutazione che andrà fatta in serenità senza mettere in difficoltà il Paese”.

Del resto l’entrata nel governo Draghi era stata considerata una delle cause della débâcle elettorale genovese (e non solo) e quindi non è da escludere che le proposte per il rilancio passino da un ritorno all’opposizione a livello parlamentare. “La mia opinione personale? Sì, sarebbe opportuno che il M5s uscisse da quel governo – commenta Luca Pirondini -. Noi non c’entriamo più niente. E in quel caso si riavvicinerebbero figure che si sono allontanate, come Di Battista, mettendo in difficoltà altre forze politiche che oggi sono all’opposizione e domani potrebbero essere costrette ad appoggiare il governo Draghi”.

“Adesso non abbiamo più scuse – sentenzia la nota del M5s Liguria -: dobbiamo tornare a essere radicali nei principi e radicati in quei valori che ci hanno sempre distinto. Siamo nati per cambiare questo Paese, non per farci cambiare dai nostri avversari politici che sognano, quotidianamente, la nostra estinzione. Siamo tutti qui per andarcene, soprattutto chi è al secondo mandato”. E in conclusione, le parole di Beppe Grillo: “Abbiamo fatto una scelta fin dal primo giorno e intendiamo rispettarla: vorremmo lasciare una foresta rigenerata e non pietrificata. Il Movimento 5 Stelle c’è, esiste e deve continuare a restare tra la gente. Chi lascia, lo fa per interesse personale. Chi resta, prosegue nel rispetto del mandato elettorale conferito dai cittadini”.

E se da un lato il Movimento 5 Stelle, pur con una pesante crisi di consensi, resta agganciato al “campo largo” progressista, dall’altro sono iniziate le manovre tra il nuovo gruppo di Di Maio e l’area centrista. Anche secondo Giovanni Toti il ministro degli Esteri può essere un interlocutore, ma “occorre vedere bene cosa farà – ha precisato a Radio24 -. Se è quello del balcone della povertà è qualcosa di significativamente molto diverso, se ha preso la strada della responsabilità e della cultura di governo ne sono lieto perché va a ingrossare quelle fila che da anni cerco di mettere insieme per dare un po’ di equilibrio alla politica italiana. Ce lo diranno solamente i prossimi mesi”.

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