Passo falso

Nuova diga, gara deserta per i costi troppo alti. Verso lo spacchettamento dei lavori in lotti funzionali

Toti: "Ora confronto con il Governo sul tema dei rincari". Anche Liguria: "Lo avevamo detto, minata la credibilità del sistema Italia"

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Genova. Il rincaro delle materie prime è insostenibile, e i fondi messi a disposizione per la costruzione dell’opera non bastano per coprirlo. Questa in sintesi l’esito della gara per l’affidamento dei lavori della nuova diga di Genova, i ci termini sono scaduti questa mattina alle 12 senza aver trovato una cordata appaltante che potesse iniziare i lavori. Ora scatta la corsa contro il tempo per trovare una soluzione e riuscire a traghettare un’opera considerata fondamentale per lo sviluppo del porto di Genova e attesa da anni.

“Le aziende che hanno fatto una manifestazione di interesse preliminare saranno chiamate per trovare in modo negoziato la possibilità di far partire l’opera. È una cosa che Signorini già si appresta a fare, abbiamo parlato ieri – ha commentato il presidente di Regione Liguria Giovanni Toti – Questo non interrompe il percorso. Ci sono state manifestazioni preliminari di interesse di più di una cordata di imprese. È chiaro che un gigantesco aumento dei prezzi in questi ultimi mesi abbia inciso e in qualche modo falsato i valori dell’investimento“.

Una delle possibili soluzioni potrebbe essere quello di uno spacchettamento dei lavori, con una serie di lotti funzionali pensati in modo da venire incontro ai costruttori e permetta di iniziare l’opera legata a doppio giro con i fondi del Pnrr, e quindi vincolata ad una tabella di marcia molto stringente che prevede che entro il 2026 metà dell’opera sia completata per assicurarsi il finanziamento dei 500 milioni messi sul tavolo dal governo che coprono praticamente metà dei costi necessari.

Ieri sera, a poche ore dalla scadenza dei termini per presentare l’offerta per l’appalto integrato per realizzare la prima fase della nuova diga del porto di Genova, da oltre 900 milioni di euro, la cordata composta da WeBuild, Fincantieri, Fincosit e Sidra si era sfilata. E stando alle indiscrezioni anche l’altra cordata di cui farebbero parte il consorzio Eteria (Gavio-Caltagirone) Rcm e Acciona avrebbe fatto lo stesso.

“Vedremo come decideranno di proseguire Adsp e ministero, immagino con uno stralcio del lotto funzionale che sia sufficiente per la copertura economica data all’opera – ha aggiunto Toti – Chiaro che poi occorrerà per finirla, ma ci vogliono anni, non è tema di oggi, un ulteriore finanziamento, per la verità non particolarmente importante visto che stiamo parlando di un’opera da un miliardo e alcune decine di milioni di euro non faranno la differenza. L’importante è non interrompere questa corsa positiva e far partire il cantiere entro l’inizio dell’anno. C’è tutto il tempo per farlo e credo che la procedura negoziata sia il miglior modo di procedere“.

“Noi andremo avanti in ogni caso – ha detto il sindaco di Genova, Marco Bucci – e l’Autorita portuale definirà come andare avanti. C’era una canzone che diceva ‘We the saints go marching in’, e questo è il nostro motto. Andiamo comunque avanti. Capisco le difficoltà di chi deve affrontare una gara dove si sa in partenza che la cifra non è sufficiente con l’incremento to prezzi che abbiamo vuoto ma, d’altra parte, il governo ha detto che troverà soluzioni e, alla fine si andrà avanti. La situazione è difficile a causa delle dinamiche internazionali ma noi troviamo una soluzione”.

Lo avevamo detto”, commenta lapidaria Ance Liguria che con il presidente nazionale, Federica Brancaccio, e il presidente dell’Associazione genovese, Giulio Musso, nella recente assemblea di Assagenti, avevano formalmente e pubblicamente invitato l’Autorità di sistema portuale a fermarsi prima che fosse troppo tardi e a valutare con attenzione il progetto della diga, a rischio tecnicamente, finanziariamente e operativamente. “La rinuncia delle due cordate di imprese che avrebbero dovuto partecipare alla gara per realizzare la più grande opera pubblica degli ultimi trent’anni, per un valore di oltre un miliardo – afferma Emanuele Ferraloro, Presidente di Ance Liguria – al di là dell’effetto devastante sulla credibilità anche internazionale di Genova e del suo porto, allunga ombre sulla fattibilità di gran parte delle opere inserite nel Pnrr e sulla capacità dei soggetti pubblici di mettere a punto progetti tecnici credibili e affidabili”. “

“Non ci fa certo piacere aver lanciato per tempo tutti gli alert possibili, aver dovuto registrare le rituali e un po’ infastidite rassicurazioni dell’Autorità di sistema portuale, nonché le esultanze della politica per l’avvio della gara – prosegue Ferraloro –, ma il caso diga rischia di provocare un’onda d’urto devastante, con effetti drammatici sulla credibilità del sistema Italia”.

Ora la palla in qualche modo torna a Roma, chiamata a rivedere i termini di finanziamento dell’opera e di sbrogliare questo garbuglio: “A mio modo di vedere bisogna aprire anche un serio confronto col Governo perché il tema del rincaro dei cantieri e alcune procedure messe in campo dal Governo per mitigarlo evidentemente non soddisfano appieno l’esigenza di dialogo tra pubblica amministrazione e imprese – ha aggiunto Toti – In alcuni casi è andato bene, in altre forse questo campanello d’allarme è bene che lo si colga subito e si faccia qualcosa per correre ai ripari. I soldi ci sono, è bene che si organizzino una contrattualistica e strumenti di negoziazione che ci permettano di impegnarli”.

Il ministro Enrico Giovannini da Rapallo, al convegno dei Giovani imprenditori, aveva assicurato che eventuali extracosti si sarebbero potuti assorbire. Ma le imprese chiedono, per far sì che l’opera possa essere fatta, di rivedere le condizioni. E ora queste condizioni devono essere davvero riviste.

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