Il caso

Nave “genovese” bloccata a Mariupol, Cosulich: “Problemi in atto ma stiamo negoziando con la repubblica di Donetsk”

Nel peggiore dei casi, con la perdita di nave e carico, il danno sarebbe di 20 milioni. "Ma sono solo soldi, la tragedia è la guerra"

Generico marzo 2022

Genova. “Stiamo negoziando con la repubblica di Donetsk per cercare di portare via la nostra nave, purtroppo c’è un problema tecnico ulteriore, quello di una gru che è stata bombardata e che si trova nel mezzo del canale che la nave dovrebbe attraversare, e inoltre bisognerebbe effettuare dei dragaggi ma sono ottimista, la diplomazia tra noi e loro è avviata, ci si parla, e questo è già una cosa positiva”.

Prova a vedere il bicchiere mezzo pieno Augusto Cosulich, amministratore delegato del gruppo Cosulich sul caso della Tzarevna, un bulk carrier vessel battente bandiera maltese e di proprietà della compagnia Vulcania, controllata dalla Fratelli Cosullich, la cui posizione è congelata dall’inizio della guerra in Ucraina nel porto di Mariupol con un carico di bramme, un semilavorato dell’acciaio, destinato all’Italia.

Cosulich, che è decano del corpo consolare a Genova, ha parlato a margine della presentazione dell’evento Genova nel mondo. “L’equipaggio come noto è in salute, anzi lo abbiamo rinfoltito in attesa di ripartire e speriamo che questo avvenga prima possibile”, aggiunge Cosulich. “Ma ricordo che questa vicenda non è niente di importante, sono solo soldi, rispetto alle cose realmente tragiche come il fatto che questa guerra non sembra avere una fine e che la gente continua a morire, per quanto riguarda la nostra nave, mese più mese meno, prima o poi la liberiamo”.

L’ad del gruppo Cosulich spiega anche che l’azienda ha fatto una stima dei danni: “Il worst scenario è quello di perdere carico e nave, ovvero un danno stimato in circa 20 milioni, da lì si può solo migliorare, speriamo di non perdere il carico, che non ce lo rubino, e che non ci portino via la nave ma poi siamo imprenditori e gli imprenditori hanno i momenti buio e quelli buoni, ma non siamo tipi che molliamo”, conclude.

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