Genova. Un nuovo impianto potenziato per la produzione di bitumi che lavorerà il materiale proveniente dalla terre di scavo a poche decine di metri dalle case. Questo è quello che sta succedendo a Molassana, in Val Bisagno, dove presso la cava Montanasco sono partito i lavori per l’ammodernamento dei macchinari già oggi utilizzati per la frantumazione di inerti e per la successiva produzione di conglomerati bituminosi.
Secondo quanto emerge dalle carte che Genova24 ha potuto visionare, l’impianto si allargherà di 200 metri quadrati rispetto all’attuale (passando da 2000 e 2200 metri quadrati) mentre il nuovo essiccatore avrà un’altezza massima di circa 23 metri. Attualmente sarebbero già in corso i preparativi del piazzale che ospiterà l’impianto, che sorgerà dove oggi sono presenti i vecchi macchinari.
Ancora da capire se e quanto aumenterà la produttività dell’impianto: nella Scia (Segnalazione certificata di inizio attività) risulta solamente che la finalità del progetto è quella di un “miglioramento tecnologico dell’impianto esistente in modo da farlo rientrare completamente nelle norme vigenti e accedere alle agevolazioni relative al programma del ministero dello Sviluppo Economico ‘Transizione 4.0′”. Come era emerso da una precedente inchiesta di Genova24, però, nei prossimi mesi la cava Montanasco vedrà il conferimento di 70 mila metri cubi di smarino proveniente dagli scavi del Nodo ferroviario, a cui si aggiungeranno i materiali di risulta dello scolmatore del Bisagno.
E proprio in questa prospettiva poco chiara che nascono le critiche dei residenti, letteralmente sul piede di guerra per questo intervento: “La prima cosa che rileviamo è la solita mancanza di trasparenza su questo progetto – denuncia Dario Pedemonte, conosciuto da tutti come Jerry, “anima storica” del quartiere e da sempre in prima linea per la difesa del territorio, oggi consigliere municipale per Alternativa, formazione politica di Mattia Crucioli, e ricandidato oggi con la lista Uniti per la Costituzione – Già oggi la convivenza con questo impianto è impossibile, con polvere, rumore e miasmi a pochi metri dal centro di Molassana, con migliaia di persone affacciate alla cava. Ci devono dire cosa vogliono fare di questo quartiere, non possiamo accettare l’ingigantimento di una servitù così impattante. Ma non solo. Con l’arrivo di decine di camion che ogni giorno attraverseranno la vallata la viabilità del quartiere esploderà, ancora una volta”.
Un impatto che si sta facendo sentire soprattutto con il via libera ricevuto dal Comune per le lavorazioni notturne dopo la richiesta di una delle aziende presenti nel sito. “La concessione dipende da Regione Liguria mentre il Comune ha dato l’ok per l’operatività notturna – sottolinea il presidente uscente del Municipio Roberto D’Avolio, candidato per il bis con la propria lista civica ‘ Insieme con D’Avolio’, sostenuto dalla coalizione progressista di Ariè Dello Strologo – come municipio abbiamo messo sul tavolo la proposta di utilizzo delle terre di scavo del nodo per la messa in sicurezza della frana del Geirato, contestualmente alla realizzazione del parco urbano”.
Nel frattempo rimangono le criticità legate al sito, con polveri e rumori h24 e i versanti della cava che presentano erosione e dilavamenti, e con problemi di regimentazione delle acque piovane che spesso si riversano su via Adamoli. Una vera e propria spada di Damocle che pende su un quartiere da anni in attesa di una rigenerazione urbana a misura di cittadini.