Genova. Erano lì da sempre, parte integrante della skyline della Valbisagno, custodi di un passato oramai remoto e irrecuperabile, di quando cioè la vallata era un continuo alternarsi si campi, ville e tradizioni. Ma dopo oltre un secolo di storia, in pochi secondi il fuoco li ha cancellati, per sempre.
Parliamo dei quattro cipressi secolari della villa di via Gambaro, l’antica dependance della sontuosa villa Grimaldi, oggi annegata nel cemento di via Terpi, per tutti conosciuta come la casa del latte, dove un tempo veniva raccolto appunto il latte di tutta la zona per poi essere trasportato in città.
La loro presenza era inevitabile: si potevano vedere dalla strada, e qualsiasi persona passasse non poteva non notare quell’angolo magico dove il tempo si era fermato, nonostante i capannoni industriali dello sfondo. Oggi il fuoco li ha ghermiti in pochi secondi, accendendoli come fiammiferi, consumandoli come delle brevi micce e lasciando soltanto di mozziconi fumanti.
“Veramente una brutta perdita – ci racconta Mauro Pirovano, attore teatrale, valbisagnino Doc, custode delle storie di questi territori – piangiamo un pezzo della nostra storia che se ne va per sempre. La villa risale al Settecento e quegli alberi furono piantati nel corso dei decenni successivi alla nascita dei vari figli della famiglia, prima che diventasse tradizione usarli per i cimiteri”.
E mentre il vento disperde gli ultimi fili di fumo provenienti dai corpi monchi e anneriti dei quattro cipressi, ancora una volta si dissolve nel vento un pezzo della nostra storia e delle nostre radici. Da oggi la Valbisagno è un po’ più vuota e un po’ più triste.