Roma. I protocolli di sicurezza anti-contagio nei posti di lavoro privati sono in scadenza il 30 giugno. Oggi quindi i rappresentanti di imprese, sindacati e governo si riuniranno per decidere come aggiornarli.
E la direzione, con Omicron 5 che fa galoppare i contagi, sembra essere quella di una conferma della mascherina obbligatoria in quei luoghi dove tra colleghi, e tra lavoratori e pubblico, sia impossibile mantenere un metro di distanza di sicurezza, distanza che potrebbe essere estesa a 2 metri.
Quindi probabile che figure come camerieri, baristi, sportellisti di uffici privati o banche e lavoratori non protetti da barriere di vetro o plexiglass, ma anche impiegati d’ufficio se non sia possibile rispettare i due metri di distanza, dovranno dimenticarsi di riporre le mascherine nei cassetti.
Nel settore pubblico, al momento, resta invece valida la “circolare Brunetta” che ha trasformato l’obbligo in raccomandazione.
La situazione, tuttavia, cambia da luogo di lavoro a luogo di lavoro: ci sono aziende, pubbliche e private, che continuano a chiedere ai dipendenti di indossare la mascherina e altre dove i volti sono scoperti da tempo. E se è vero che senza protocolli del ministero della Salute i lavoratori potrebbero rifiutarsi di indossare i dispositivi di protezione, e che la multa da 400 a 1000 euro non è più prevista dal 1 maggio, vero è anche che senza quegli stessi obblighi è meno rischioso per un’azienda trovarsi di fronte a una causa per malattia.
Quale sarà la posizione dei sindacati? Non univoca. La Cgil preferirebbe che i lavoratori fossero liberi di scegliere, anche se responsabilizzati, se indossare la mascherina o no mentre Cisl e Uil sono favorevoli a un atteggiamento di maggiore prudenza “imposta”.
Ricordiamo che al momento prosegue fino al 30 settembre l’obbligo di indossare le mascherine FFp2 sugli autobus, sui treni e sui traghetti (ma non più sugli aerei) mentre nelle strutture sanitarie è sufficiente una mascherina chirurgica, sempre fino al 30 settembre.