Genova. “Non daremo corso a nessun altro licenziamento anche se concordato, se non quelli che la banca aveva definito autonomamente”. Ma per quanto riguarda gli sportelli “qualche accorpamento si renderà necessario”. Così Piero Luigi Montani, amministratore delegato di Bper, risponde alle preoccupazioni dei sindacati a margine di un convegno organizzato dalla Uil.
“Rispetteremo i piani stand-alone che aveva fatto Carige“, ribadisce Montani. Nessun marcia indietro tuttavia sul piano di accorpamento degli sportelli: “Saremo legati all’antitrust e a qualche accorpamento di sportello che si renderà necessario, perché sportelli che coesistono su 800 metri è evidente che si dovrà accorparli. Probabilmente ci saranno molti sportelli Bper che si accorperanno in Carige e altri rovesciati. Il futuro è un futuro che porterà tutte le banche, non noi, a mettere insieme gli sportelli, ma non c’è un piano di alleggerimento in Liguria, c’è un piano della banca nel complesso e seguiremo l’andamento del mercato. Non prevediamo di intervenire in maniera pesante, discrezionale o definita su Carige”.
Sul futuro della banca, Montani conferma che l’obiettivo è chiudere la fusione con Carige a fine anno: “Ci sarà da lavorare un po’ per mettere insieme tutto ma noi confidiamo che entro l’anno chiuderemo l’operazione e sono convinto che nascerà una bella banca”. Il prossimo passo sarà “ottenere l’autorizzazione della Bce alla fusione, che dovrebbe essere una cosa non dico scontata ma quasi. La fusione si rende necessaria perché noi, avendo acquisito l’80% della banca, abbiamo acquisito il diritto di avere il beneficio delle Dta, purché nel corso di due anni la banca venga fusa. È evidente che, se la fusione si riesce a fare entro quest’anno, le Dta si riescono ad avere più velocemente. E siccome le Dta sono una componente importante di quello che stiamo facendo, per noi è importante poterle acquisire il prima possibile. Prima arriva e meglio è”.
“C’è l’Opa residuale che dovremo far partire a brevissimo non appena la Consob ci darà l’ok – prosegue -. Abbiamo già inoltrato la domanda. Non appena avremo l’autorizzazione di Consob, speriamo in tempi abbastanza brevi, faremo partire l’Opa residuale. Dopodiché, se arriveremo ad avere il 95% opereremo lo squeeze out, se non sarà così ci sarà un concambio che andrà definito e i soci liberamente decideranno per l’una o l’altra cosa. Per noi è indifferente, non ci cambia la vita”.
Cosa dovranno aspettarsi i genovesi? “Solo cose buone – prosegue l’ad di Bper -. Carige, pur con le traversie che ha avuto, è una banca con 500 anni di storia, un forte radicamento territoriale che ha sempre avuto e una forte penetrazione sul territorio. Purtroppo, con l’andamento che c’è stato, la banca ha mantenuto i clienti ma ha perso gran parte delle masse. La clientela che aveva disponibilità nei momenti difficili ha pensato di riparare meglio su banche più sicure e la clientela corporate che aveva bisogno di interventi si è attrezzata da altre parti. Oggi si configura una banca solida di capitale e disponibilità che potrà intervenire sulle masse di clientela che si è allentata e confidiamo di riportare a casa i numeri che la banca aveva”.
Altre garanzie arrivano sul marchio: “Banca Carige è un marchio che fa premio, sarebbe sciocco pensare di rinunciare al marchio Carige. Sicuramente rimarrà in Liguria e nell’area limitrofa“. Fuori Liguria, invece, “è poco conosciuto e quindi valuteremo di caso in caso”, ma in linea di massima “fuori Liguria sarà opportuno andare con marchio Bper. Sapete benissimo che fuori Liguria non è stata un’espansione di Carige, ma l’acquisizione di una serie di sportelli che provengono già da altre banche quindi non c’è la tradizione. Sicuramente sulla Liguria rimane Carige, ovviamente sarà aggiunto ‘Gruppo Bper’ ma non abbiamo mai pensato di fare il contrario”.