Svolta

Assange: la Gran Bretagna ordina l’estradizione negli Usa. Rischia 175 anni di carcere

La svolta a dieci anni dalla pubblicazione dei rapporti segreti sui crimini di guerra degli Usa. Wikileaks: 'Un giorno buio per la stampa'

assange

Londra. Priti Patel, la ministra dell’Interno britannica, ha ordinato l’estrazione negli Stati Uniti di Julian Assange, il fondatore di Wikileaks ricercato da oltre dieci anno per aver violato il segreto di stato americano divulgando pubblicamente informazioni riservate relative ad operazioni militari, dossieraggi e scelte del governo Usa.

Il via libera finale da parte della responsabile dell’Home Office, considerato scontato, arriva dopo che nel Regno Unito era stata completata la procedura giudiziaria sulla controversa vicenda dell’attivista australiano che rischia di scontare in un carcere Usa una pesantissima condanna per aver contribuito a diffondere tramite la piattaforma online Wikileaks documenti riservati contenenti anche informazioni su crimini di guerra commessi dalla forze americane in Iraq e Afghanistan.

Il giornalista australiano ora rischia di scontare almeno 175 anni di carcere, secondo i capi di imputazione che gli sono stati attribuiti dalla giustizia americana: sarebbe infatti considerato responsabile di spionaggio, di aver contribuito a diffondere, tramite la piattaforma online Wikileaks, documenti riservati tra i quali alcuni contenenti informazioni su crimini di guerra commessi dalla forze americane in Iraq e Afghanistan.

Il cofondatore australiano di Wikileaks, che compirà 51 anni il 3 luglio, non verrà comunque consegnato agli Stati Uniti immediatamente. Ha infatti ancora 14 giorni di tempo per tentare un ultimo appello, contro l’adeguatezza del provvedimento ministeriale, di fronte alla giustizia britannica; e, nel caso di un rigetto (pressoché scontato), di provare a rivolgersi pure alla Corte Europea dei Diritti Umani di Strasburgo, organismo che fa capo al Consiglio d’Europa di cui il Regno Unito fa tuttora parte.

Come riporta l’Ansa, il ministero nota in ogni modo come “in questo caro le Corti del Regno Unito non abbiano riscontrato il rischio di abusi, di un trattamento ingiusto od oppressivo contro Assange nell’ambito del processo di estradizione. E neppure hanno riscontrato che negli Stati Uniti egli possa andare incontro a una procedura incompatibile con i suoi diritti umani, incluso il diritto a un processo giusto o alla sua libera espressione”, sancendo che “sarà trattato in modo appropriato anche in relazione alla sua salute”. Le motivazioni formali della ministra non cancellano peraltro le polemiche contro l’intera vicenda della caccia giudiziaria all’attivista australiano, inseguito da Washington da oltre 10 anni. Vicenda denunciata come iniqua e persecutoria da molti sostenitori, da organizzazioni umanitarie come Amnesty International, da agenzie dell’Onu, da alcuni periti medici e da diversi media internazionali

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