L'intervista

Ucraina, il Papa vuole andare a Mosca e ricorda i portuali di Genova: “Hanno fermato una nave piena d’armi”

E' poi tornato sulle origini del conflitto: "Forse l'abbaiare della Nato alla porta della Russia ha facilitato questa guerra"

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Roma. “Il commercio degli armamenti è uno scandalo, pochi lo contrastano. Due o tre anni fa a Genova è arrivata una nave carica di armi che dovevano essere trasferite su un grande cargo per trasportarle nello Yemen punto i lavoratori del porto di Genova non hanno voluto farlo. Hanno detto: pensiamo ai bambini dello Yemen. È una cosa piccola ma un bel gesto. Ce ne dovrebbero essere tanti così“.

Queste le parole di Papa Francesco che in una lunga intervista al Corriere della Sera ha fatto il punto sulla guerra in Ucraina. E ancora una volta ha ricordato il gesto dei camalli genovesi del Calp che protestarono vivacemente (più di una volta in questi anni, a dire il vero) contro il commercio delle armi, rifiutandosi di lavorare per trasbordare un carico di armamenti destinati alla sanguinosa guerra in Yemen, dove la maggior parte delle vittime civili sono minori e giovanissimi.

“La cosa chiara è che in quella terra si stanno provando le armi. I russi adesso sanno che i carri armati servono a poco e stanno pensando ad altre cose. Le guerre si fanno per questo: per provare le armi che abbiamo prodotto“, ha aggiunto rivelando l’intenzione di andare al più presto a Mosca per incontrare Putin.

Bergoglio ha poi ripercorso tutti i tentativi della Santa Sede per fermare la guerra in corso in Ucraina. “Il primo giorno di guerra ho chiamato il presidente ucraino Zelensky al telefono, Putin invece non l’ho chiamato. L’avevo sentito a dicembre per il mio compleanno ma questa volta no, non ho chiamato. Ho voluto fare un gesto chiaro che tutto il mondo vedesse e per questo sono andato dall’ambasciatore russo. Ho chiesto che mi spiegassero, gli ho detto ‘per favore fermatevì”, racconta il Papa che dopo venti giorni di conflitto ha fatto arrivare tramite il Segretario di Stato Pietro Parolin il messaggio al Capo del Cremlino di essere disponibile ad andare a Mosca. Certo, era necessario che il leader del Cremlino concedesse qualche finestrina – ha sottolineato il Pontefice -. Non abbiamo ancora avuto risposta e stiamo ancora insistendo, anche se temo che Putin non possa e voglia fare questo incontro in questo momento”.

Il Papa ha ribadito inoltre di non andare per ora a Kiev. “Ho inviato il cardinale Michael Czerny, (prefetto del Dicastero per la Promozione dello Sviluppo umano integrale) e il cardinale Konrad Krajewski, (elemosiniere del Papa) che si è recato lì per la quarta volta. Ma io sento che non devo andare. Io prima devo andare a Mosca, prima devo incontrare Putin. Ma anche io sono un prete, che cosa posso fare? Faccio quello che posso. Se Putin aprisse la porta…”.

“Ma tanta brutalità come si fa a non fermarla? Venticinque anni fa con il Ruanda abbiamo vissuto la stessa cosa”, sottolinea Francesco preoccupato dal fatto che Putin al momento non si fermerà. Il Papa argentino torna sulle radici che hanno indotto Putin alla guerra. Per Papa Francesco è possibile che l’atteggiamento di questi anni del blocco occidentale abbia indotto Mosca a reagire male e a scatenare la guerra in Ucraina. “Forse “Un’ira che non so dire se sia stata provocata”, ha aggiunto il Pontefice nel colloquio con il Corriere della Sera, “ma facilitata forse sì dall’abbaiare della Nato alla porta della Russia “.

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