Braccio di ferro

Skymetro, in Valbisagno inizia la battaglia: “Un ecomostro che costerà tantissimo e servirà a pochi”

Sabato il volantinaggio organizzato da quattro associazioni per dire no al progetto, Bucci però insiste: "È una cosa epocale"

skytram

Genova. “Un ecomostro che sorgerà da Borgo Incrociati a Molassana”. Così viene definito lo Skymetro, il prolungamento sopraelevato della metropolitana, su un volantino che a partire da sabato sarà affisso sui portoni dei palazzi interessati dal tracciato. Inizia così a organizzarsi il fronte del no al progetto che il Comune è riuscito a farsi finanziare dal ministero delle Infrastrutture con 398 milioni di euro e che ancora oggi il sindaco ricandidato Marco Bucci ha definito una “cosa epocale” visto che “è la prima volta che una strada ferrata entra in Valbisagno“.

A promuovere l’iniziativa sono il comitato Contro la cementificazione di Terralba, l’associazione Sì Tram, il circolo Nuova Ecologia e l’associazione Amici di Ponte Carrega. Nel frattempo Legambiente e l’associazione MobiGE non solo hanno bocciato il progetto ma hanno già esplorato le vie legali presentando un ricorso al Tar che punta sulla “assenza di promozione e informazione sui territori dei progetti sul trasporto pubblico locale che vengono poi finanziati”.

Lo Skymetro, come ricorda l’associazione Sì Tram, nasce come evoluzione dello Skytram, pensato in origine come linea di metropolitana indipendente da quella attuale, realizzata in project financing con fondi pubblici e privati per 580 milioni totali. Alla fine il ministero ha finanziato un’altra soluzione: un prolungamento a partire da Brignole, sempre sopraelevato ma su binario unico.

Sono numerosi i difetti, secondo le associazioni contrarie: “Il percorso – si legge nel documento – è in sponda sinistra dove, superata piazza Garassini, non ci sono praticamente residenze. Le uniche fermate interessanti sono piazzale Parenzo e piazzale Adriatico. Le altre sono abbastanza isolate, in particolare alla Sciorba. Il grosso dei residenti è in sponda destra, quindi costi alti e bassa utenza”. Il comitato di Terralba osserva che “le fondazioni dell’infrastruttura potrebbero perforare lo strato impermeabile che separa la falda inquinata superficiale da quella profonda, dalla quale si estrae acqua ad uso potabile”.

“I costi di manutenzione ed esercizio saranno elevatissimi anche solo riferendoci alle stazioni, che dovranno avere ascensori, scale mobili e probabilmente le porte di banchina – proseguono i promotori dell’iniziativa -. Una soluzione sopraelevata come questa, come del resto la monorotaia, ha le fermate molto distanti e per arrivare ai binari occorre impiegare ulteriore tempo. La velocità non sempre compensa la perdita di tempo e diventa conveniente solo il viaggio di lunga percorrenza. Ha un impatto visivo insostenibile. Oggi si tende a demolire le sopraelevate perché creano situazioni di degrado (vedasi sopraelevata oltre il Porto Antico). Inoltre spariranno i marciapiedi in sponda sinistra, occupati dai piloni”.

E ancora: “Le strade sottostanti saranno destinate ad essere più sporche e molto più rumorose per l’effetto dell’eco, quindi più invivibili. Le stazioni occuperanno ancora più spazio per scale mobili, ascensori e scale. Verranno abbattuti gli alberi secolari di corso Galliera e forse di piazzale Marassi”. Lo Skymetro sarebbe poi “sovradimensionato perché potrebbe avere una capacità di più di 5mila passeggeri l’ora che si somma a quella dell’autobus che arriva a 2.500. Però quest’ultimo ha già una capacità sufficiente in base ai calcoli del Pums. Praticamente per riempire tram e Skymetro occorrerebbe che tutti coloro che si spostano da Prato al centro posteggiassero l’auto e prendessero i mezzi. Beninteso: sarebbe splendido se così fosse, ed è strano che ci troviamo scettici, ma purtroppo questa sovracapacità è frutto di calcoli fantasiosi e non di pianificazione”.

Infine “Skymetro e busvia si faranno concorrenza, col rischio di vedere per entrambi corse di frequenza ridotta (Amt tende a ridurre frequenze e capacità dei mezzi quando li vede non saturi). E in nessuna parte dell’occidente si ipotizzano queste soluzioni, ma si porta il tram in centro e si tolgono le auto. Il tram può convivere con le zone pedonali (esempio Strasburgo) e le aree interessate aumentano di valore per case e negozi (vedi le nostre via San Vincenzo, via San Lorenzo)”. Inoltre, “rispetto allo Skytram originario, si aggiunge il problema del binario unico che sicuramente rende più rigido il sistema. Se non altro l’infrastruttura è meno impattante, fuori dalle stazioni”.

L’alternativa? “Con i costi di filobus in Valbisagno (470 milioni) più i costi di questo fake-metro (400 milioni), si potrebbe costruire una rete completa di tram che cambierebbe volto alla città (lo dice anche Amt nel progetto filobus che il filobus non ha le capacità di recupero urbano del tram)”.

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