Recensione

Rigoletto: ovazioni per il baritono Enkhbat, una voce che ha riempito il Carlo Felice fotogallery

Un titolo di grande repertorio da vedere e tutto da ascoltare

rigoletto

Genova. Applausi e ovazioni hanno salutato il Rigoletto che ha debuttato venerdì 13 maggio al Teatro Carlo Felice. Tutto meritato per l’allestimento di Rolando Panerai, già visto qui, ripreso da Vivien Hewitt che resterà in scena sino al 13 maggio.

Meritato per la prova dei cantanti, a partire da Amartuvshin Enkhbat, che ha dato vita a un Rigoletto potente nella voce, ma anche emozionante nelle parti più drammatiche. 
La figlia Gilda, interpretata da Enkeleda Kamani, ci è sembrata calzante nel rappresentare l’ingenuità virginale di una giovane ai primi palpiti, cieca, nonostante veda con i suoi occhi l’uomo che l’ha sedotta e abbandonata. Apprezzabilissimi i duetti tra padre e figlia.

Giovanni Sala ha affrontato il ruolo del libertino (il Duca di Mantova) con buona spigliatezza, senza strafare. Credibile nel ruolo del finto innamorato che seduce tutte le donne che incontra.

Buona la prova di Riccardo Zanellato (Sparafucile) e di Caterina Piva, applaudita nel ruolo di una Maddalena sicura e sensuale.

Apprezzamenti anche per Didier Pieri (Borsa), Marco Camastra (Marullo), Gianfranco Montresor (Monterone), Simona Marcello (Giovanna), Claudio Ottino (Conte di Ceprano), Daniela Aloisi (Contessa di Ceprano), Filippo Balestra (Usciere) e Lucia Scilipoti (Paggio).

Il maestro Jordi Bernàcer ha diretto con sicurezza, non si è mai sentito troppo o troppo poco nell’alchimia tra voci e orchestra.

L’allestimento è un “usato sicuro” che questa volta è stato rinfrescato dalle coreografie di danza nel primo atto. Un delizioso plus in un’atmosfera ottocentesca. Ottime le luci di Luciano Novelli, perfette nel contrasto luce-atmosfera notturna e nel sottolineare l’isolamento di Rigoletto rispetto a chi lo deride, ma anche il suo dolore.

Unico intoppo della serata l’intervallo “forzato” da un problema alla macchina scenica nel cambio del primo atto dopo la maledizione di Monterone. Non è la prima volta che succede ed è un peccato, visto che il Carlo Felice è rinomato per la tecnologia dietro le quinte. L’allestimento 

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