Genova. Dopo più di due anni i pescatori amatoriali genovesi potranno tornare sulla diga foranea per praticare la loro attività. Non ovunque però: il via libera è arrivato solo per una porzione della diga interna del terminal di Pra’.
Si chiude così, con una comunicazione del presidente dell’Autorità portuale Paolo Emilio Signorini alla Capitaneria di porto, una storia infinita che andava avanti da marzo 2020, quando il lockdown aveva interrotto un’usanza tradizionale gettandola poi nelle pastoie della burocrazia.
La Capitaneria aveva già emesso un’ordinanza apposita, ma aveva anche chiesto a Palazzo San Giorgio di certificare l’effettiva agibilità in sicurezza della diga. Condizioni che oggi vengono confermate una volta per tutte da Signorini. “È il frutto di un lungo lavoro che abbiamo fatto in questi anni, una battaglia che ha visto tutti gli enti lavorarci. È stata una bella vittoria”, commenta l’assessore comunale al Porto Francesco Maresca.
Restano chiusi al momento gli altri tratti di diga che un tempo erano utilizzabili per la pesca: le Grazie all’imbocco del porto, Sampierdarena e Aeroporto. Resta in vigore la normativa vigente prima del Covid: sulle dighe foranee non si può accedere se non con un permesso “pescatori dilettanti” da 50 euro rilasciato da palazzo San Giorgio e trasportati dalle società (si contano sulle dita di una mano) autorizzate ad attraccare.
I continui ritardi avevano spinto i pescatori a organizzare una singolare protesta in piazza De Ferrari con gli ami gettati nella fontana. Una questione che finora ha preoccupato non solo gli appassionati (circa 3mila di cui 800 soliti arrivare da fuori Genova) ma anche i tanti lavoratori dell’indotto e in particolare i negozi di pesca sportiva.