Genova. “I servizi psichiatrici sul territorio ci sono e sono in grado di fornire diversi tipo di supporto, ma devono essere attivati”. Davide Prestia, medico psichiatra presso la clinica psichiatrica dell’ospedale San Martino, a pochi giorni dall’omicidio di Alice Scagni per mano del fratello Alberto e dopo le accuse lanciate dalla madre alle forze dell’ordine e ai servizi di salute mentale, spiega come funzionano i servizi psichiatrici e perché occorre attivarli per tempo.
Se fare una valutazione “ex post” ha poco senso e se rispetto al caso in questione Prestia precisa “di aver “solo letto i giornali mentre quasi certamente sarà fatta una perizia per arrivare a una valutazione”, il terribile omicidio di Quinto serve a focalizzare situazioni di disagio/patologia mentale meno rare di quanto si pensi e a mettere l’accento su alcune cose che possono essere fatte.
“I centri di salute mentale fanno orari lunghi, dalle 8 alle 20 e anche il sabato mattina e in quegli orari c’è sempre uno psichiatra che può occuparsi delle visite in urgenza e anche a domicilio – ricorda il medico – Inoltre per le situazioni più gravi ci sono tre pronto soccorso psichiatrici al Villa Scassi al Galliera e al San Martino”. Rispetto ai tempi per ottenere un appuntamento: “una ventina di giorni tra prenotazione e visita è un tempo standard, certo se c’è la richiesta urgente del medico di famiglia i tempi si dimezzano”.
D’altrone è vero che “i servizi psichiatrici non è che possono essere utilizzati per risolvere qualunque problema o per eliminare comportamenti sociologicamente disturbanti che però non derivano da patologie – chiarisce – né possiamo pensare che la psichiatria possa prevenire gli omicidi”.
Altra cosa da sapere è che, se nel caso di un maggiorenne è necessario il consenso del paziente per l’inserimento in un qualunque percorso di cura, nei casi d’emergenza la telefonata al Nue può attivare il servizio psichiatrico anche a domicilio fino alla richiesta di Tso da parte del medico intervenuto.
I famigliari spesso provano una sorta di ritrosia o vergogna a rivolgersi ai servizi di salute mentale per un congiunto ma è invece importante saper cogliere alcuni segnali:
“Anzitutto l’uso e l’abuso di sostanze, dall’ alcool al consumo continuativo di droghe perché entrambi vanno a peggiorare il quadro psicopatologico e possono provocare o enfatizzare i comportamenti aggressivi” spiega Prestia. Gli altri elementi da tenere d’occhio sono “il ritiro sociale, la mancanza di relazioni con i coetanei, di interessi soprattuto se uniti ad atteggiamenti violenti nei confronti dei famigliari o delle persone vicine”.
E in certi casi la denuncia penale può essere importante quanto l’attivazione di un servizio di salute mentale. “Sì perché una denuncia può nei casi meno gravi avere la funzione di porre un limite invalicabile alla persona che fa scattare un maggior controllo sui propri comportamenti”.
E in ogni caso la denuncia mettere nero su bianco (e negli archivi elettronici) un potenziale rischio e nel caso di comportamenti reiterati consente di attivare interventi e controlli (basti pensare alle molte nuove misure introdotte dal Codice rosso) che purtroppo domenica, per una persona completamente sconosciuta alle banche dati di servizi e forze dell’ordine, non sono scattati.
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