Il convegno

Narcotraffico, con crisi economica e precariato per mafie reclutamenti più facili

L'analisi del procuratore Francesco Pinto al convegno per il trentennale della Dia. Tra i relatori anche il sostituto procuratore della Dna Anna Canepa

francesco pinto, anna canepa

Genova. Precariato, crisi economica e bassi salari rendono “più facile il reclutamento di persone che non sono affiliate ma che lavorano poi per le organizzazioni mafiose come manovalanza”. Lo ha detto il procuratore di Genova Francesco Pinto nel corso del convegno “Guerra al narcotraffico” organizzato in occasione del 30° anniversario della Direzione Investigativa Antimafia. “Soprattutto la ‘ndrangheta ha creato avamposti che infiltrano i porti, facendo leva sulla crisi economica e del lavoro”.

I proventi della vendita della droga servono poi alle organizzazioni criminali a “inquinare” l’economia sana, finanziando le imprese che quando non possono più restituire i capitali diventano di proprietà delle cosche. “Ma la società civile non sempre è attenta a tutto questo. Ci sono numerosi casi di notai e commercialisti che avrebbero l’obbligo di segnale operazioni sospette e che invece non segnalano”.

Al convegno hanno partecipato il sostituto procuratore della Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo di Roma Anna Canepa, il coordinatore dell’Ufficio rapporti Dna-Dda presso la Direzione Antifrode dell’Adm di Roma Rocco Antonio Burdo, il vice direttore tecnico operativo della Dia Nicola Altiero, il direttore del III servizio della Direzione centrale per i servizi antidroga Giancarlo Scafuri e il direttore della II Divisione del servizio centrale operativo della polizia Marco Martino. I relatori hanno illustrato l’evoluzione della criminalità e i modi per contrastarla, i risultati ottenuti e l’importanza della collaborazione tra le forze dell’ordine e i magistrati di tutto il mondo. Canepa in particolare ricordando il primo maxi sequestro di cocaina (era il 1994) uscito dal porto di Genova (ben 5,4 tonnellate) ha ricordato l’importanza di due strumenti fondamentali in mano ai magistrati: “Il ritardato sequestro e la consegna controllata” che consentono di risalire ai veri destinatari di un carico senza limitarsi all’arresto del corriere.

“Le mafie non sono una pagina di storia ma sono ancora presenti. Sono in un momento di sommersione – ha detto Maurizio Vallone, direttore della Dia – perché non vogliono provocare la reazione dello Stato. E in questo momento tendono a fare affari, a riciclare gli ingenti guadagni derivanti dal traffico della droga. Vogliono entrare negli appalti e impadronirsi dell’economia. Ma oggi si può contrastarla grazie agli strumenti che il Governo ci ha messo a disposizione con il Pnnr e le innovazioni normative che estendono i poteri dei Prefetti sulle interdittive antimafia”.

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