Genova. La Corte europea dei diritti dell’uomo ha dichiarato “irricevibile” e quindi respinto il ricorso presentato dai funzionari di polizia condannati in via definitiva per i fatti della scuola Diaz relativi al G8 del 2001.
I poliziotti, che erano stati assolti in primo grado, erano stati condannati in appello e poi in Cassazione per falso e calunnia. Il ricorso, presentato nel 2013 quando la condanna era diventata definitiva, sosteneva che la sentenza della Corte di appello di Genova avesse violato l’articolo 6 della Convenzione europea per i diritti dell’uomo che sancisce il “diritto dell’imputati di interrogare o far interrogare i testimoni a carico” e quello ad un “equo processo”.
In pratica i funzionari (la gran parte alti dirigenti di polizia allora in servizio) lamentavano che la sentenza di primo grado fosse stata ribaltata in appello senza risentire i testimoni. In caso di accoglimento con sentenza definitiva dei ricorsi da parte della Cedu si sarebbe aperta la possibilità di una revisione del processo a 21 anni dai fatti. Ma così non è stato. Secondo la Cedu ha fatto bene la Corte d’appello a non risentire i testimoni visto che le testimonianze non avevo avuto un ruolo determinante né nell’assoluzione né nella condanna. Per la Corte sia l’assoluzione sia la condanna si sono basate su prove documentali e sulle dichiarazioni di alcuni degli stessi funzionari di polizia (“La condamnation pour ces chefs d’inculpation s’appuie sur la reconstruction des faits telle qu’établie par le juge de première instance sur la base des nombreux éléments de preuve documentaires et des déclarations d’une partie des requérants” dice la sentenza depositata dalla Cedu il 17 febbraio).
La regola, secondo cui i testimoni devono essere risentiti non è un automatismo secondo la Cedu bensì dipende da una valutazione del giudice sulla rilevanza della testimonianza (“ll convient en effet de prendre en compte entre autres la valeur probante des témoignages en cause”). A presentare il ricorso erano stati i funzionari di polizia Gilberto Caldarozzi, Fabio Ciccimarra, Carlo Di Sarro, Filippo Ferri, Salvatore Gava, Francesco Gratteri, Giovanni Luperi, Massimo Mazzoni, Spartaco Mortola e Nando Dominici. Alcuni di loro, a 21 anni dai fatti, sono ormai in pensione.