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Israel landscape: apre la mostra a Villa Croce

La rassegna si propone di far conoscere il paese attraverso il suo paesaggio rappresentato nelle opere di alcuni artisti, selezionati in collaborazione con Maya Katzir, responsabile dell'ufficio cultura dell'Ambasciata d'Israele in Italia

Genova.  Apre oggi a Villa Croce, e sarà visitabile sino al 30 giugno, la mostra Israel landscape curata da Ermanno Tedeschi e da Vera Pilpoul e presentata per la prima volta lo scorso anno alla Fiera Arte in Nuvola di Roma, dove Israele era il Paese ospite.

La rassegna si propone di far conoscere il paese attraverso il suo paesaggio rappresentato nelle opere di alcuni artisti, selezionati in collaborazione con Maya Katzir, responsabile dell’ufficio cultura dell’Ambasciata d’Israele in Italia.

Inteso nel significato più ampio del termine, il paesaggio è geografico, sociale, umano. È lo spazio in cui l’uomo vive e con cui si relaziona. Per definizione è l’insieme di elementi geografici tipici di una parte della superficie terrestre. La costa, il deserto e le montagne sono elementi che caratterizzano il paesaggio di un paese tanto piccolo quanto diverso al suo interno. Diversità è forse la parola che meglio illustra le caratteristiche non solo di Israele, ma anche dei suoi abitanti.

Da sempre importante crocevia commerciale e culturale, in Israele le tre grandi religioni monoteiste si incontrano, si scontrano e si sovrappongono nell’arco di pochi chilometri.

Punto di incontro tra Medio Oriente e Occidente, dove passato e presente si toccano, forgiando lo stile e i costumi di un popolo eterogeneo composto prevalentemente da immigrati, in Israele l’espressione creativa prende vita dalla commistione di diverse culture, dalle abitudini e dalla storia, ed è proprio questo il punto di maggiore forza dell’arte locale, che presenta da un lato una ricerca legata alla tradizione e dall’altro uno sperimentalismo poliedrico.

È bene però non confondere l’arte israeliana con l’arte religiosa, che, al contrario è quanto di più laico ci possa essere. Sembra strano, ma l’arte israeliana nasce ancor prima dello stato, l’Accademia dell’Arte e dei mestieri Bezalel a Gerusalemme viene fondata nel 1906 con l’intento di dare forma alla cultura di un paese che sta per nascere

A partire dagli anni Venti, con le massicce migrazioni, gli artisti iniziano a guardare al presente dando vita a un’arte fortemente influenzata da quella europea. Gli artisti presenti in mostra sono israeliani di nascita ma anche di adozione, provengono da paesi diversi, decisi a vivere e realizzare la propria arte in una terra che meglio di ogni altra rappresenta un importante luogo di aggregazione e incontro. Il criterio su cui si basa la scelta è dettato principalmente dal loro impegno creativo e dalla volontà di valorizzare l’arte israeliana.

Le tecniche utilizzate sono le più diverse e spaziano dalla pittura alla scultura, dalla fotografia al ricamo, dalla videoarte al disegno. Gli artisti selezionati, forti di importanti esperienze espositive dentro e fuori i confini nazionali, hanno partecipato con entusiasmo al progetto.

Alcuni di essi hanno descritto uno spazio per lo più fisico, come i paesaggi sfumati di Eti Yacoby (nata in Israele) e Zavi Apfelbaum (nata in USA), le atmosfere quasi naïf di Shai Azoulay (nato in Israele), Arie Berkowitz (nato in Romania) e Rona Boyarski, le foto di Diane Henin Safra (nata in Italia), Yair Barak (nato in Israele) e di Sharon Zindany (nata in Israele) con Avi Kaiser (nato in Israele) e Sergio Antonino (nato in Italia) o le vedute cittadine di Michal Servadio Ilan (nata in Israele), Anna Lukashevsky (nata in Lituania), Assaf Gam Hacohen (nato in Israele), Ami Shinar (nato in Israele) e Boaz Noy (nato in Israele), la natura urbana di Suly Bornstein Wol (nata in Brasile), i particolari delle strade di Chana Goldberg (nata in Israele) o la tradizione dei tappeti di Fatma Shanan (nata in Israele da famiglia drusa).

Altri hanno dato una loro visione onirica di Israele, come la manipolazione fotografica di Avner Bar Hama (nato in Marocco). Altri ancora hanno dato il loro speciale punto di vista sull’aspetto antropico, come le eteree e delicate fotografie di Avivit Segal (nata in Israele), le coloratissime scene di Zoya Cherkassky-Nnadi (nata in Ucraina), le mani di religioni ed etnie diverse che si intrecciano di Ronit Keret (nata in Israele), il picnic al parco di Michal Mamit Worke (nata in Etiopia), i ricami densissimi di particolari di Nouli Omer (nata in Israele), la fotogra  a di Purim al Muro del Pianto di David Kassman (nato in Israele) o i personaggi vivacissimi che animano i layer di David Gerstein (nato in Israele da famiglia polacca). Per   nire le pecore in resina di Smadar Har-Ziv (nata in Israele) e i video Krav Magen di Yael Florentine Kurland e Her Way di Shani Avivi (entrambe nate in Israele).

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