Recensione

Glory Wall: al Teatro della Tosse l’originale e irriverente spettacolo sulla censura

Vincitore alla Biennale di Venezia nel 2020, vede un muro bianco sul palco e gli attori che si esprimono solo da alcuni fori

Genova. Come si fa uno spettacolo sulla censura senza essere colpiti dalla censura? Autocensurandosi? Sono tante le domande che stimolano il pubblico all’inizio di Glory Wall, di Leonardo Manzan e Rocco Placidi (produzione La Fabbrica dell’Attore -Teatro Vascello, Elledieffe), vincitore alla Biennale di Venezia nel 2020 e in scena sino a domenica 22 al Teatro della Tosse di Genova (ore 20:30, domenica ore 19:30).

I quesiti, quasi filosofici, veri e propri paradossi, sono proposti in modo divertente, irriverente, anche osceno e si trasformano, nel finale dello spettacolo, in una riflessione dura, ai limiti dell’accusa, nei confronti del teatro di oggi, proposta in modo parecchio esplicito (che non sveliamo) durante una sorta di intervista al regista Leonardo Manzan.

Glory wall è un muro bianco, grezzo, di 12 metri, che, via via, viene bucato dagli attori per dire e fare cose. La parete è la vera protagonista e rappresenta essa stessa la censura, letteralmente “sfondata” da chi c’è dietro: fori da cui sfuggono voci, bocche, mani, qualche oggetto. Il pubblico non è mai passivo e in questo caso la quarta parete viene meno. Bisogna leggere le scritte che vengono proiettate sulla parete e soprattutto lasciarsi coinvolgere: quando sbuca una sigaretta attraverso il muro occorre andare ad accenderla, quando si viene illuminati dalla luce di una torcia occorre leggere ciò che è scritto sul muro. Ne esce un dialogo surreale tra grandi censurati della storia: Pasolini, De Sade, Giordano Bruno, a cui si aggiungono Gesù e Al Bano (sì, proprio lui).

Il messaggio è che in teatro si può ancora godere, in qualche modo: come in un glory hole, il foro usato per pratiche sessuali restando nell’anonimato?

Bravissimi gli attori: Paola Giannini, Giulia Mancini, Alessandro Bay Rossi, Leonardo Manzan, Rocco Placidi. Solo usando una o due braccia riescono a essere parecchio espressivi; in particolare Paola Giannini è favolosa nella tecnica vocale e nel dare ritmo alle parole sin dall’inizio, quando esordisce con un rap sul glory hole.

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