Genova. Una coppia riservata ma cordiale, “bella”, “fantastica”. Sono gli aggettivi che si ripetono tra i vicini di casa di Alice Scagni e di suo marito. “Una famiglia per bene, che si era costruita un nido d’amore dove vivere con il bambino, neppure due anni”. Una tragedia quella che si è abbattuta in via Fabrizi, a Quinto, zona residenziale, tranquilla, dove il più grave episodio di cronaca poteva essere qualche furto in appartamento.
Ieri sera, lo shock. Le urla fuori dal palazzo, qualcuno che chiama immediatamente la polizia, qualcuno che scende in strada e trova Alice già ferita, in fin di vita. “Le sue condizioni erano disperate, stava respirando affannosamente, non ha detto nulla, sembrava davvero che stesse per passare dalla vita alla morte, una scena che non auguro a nessuno di vedere mai”, dice Gabriele Quirino, uno dei vicini di casa, e uno dei primi a tentare di soccorrere la ragazza.
Un altro vicino, giunto sul posto qualche istante prima, insieme al marito di lei, avrebbe fatto in tempo a vedere la scena dell’accoltellamento e ha provato a inseguire il presunto assassino, fermato qualche minuto dopo dagli agenti della squadra mobile vicino al litorale di Quarto.
“Prima è arrivata la polizia, che ha provato a rianimare la ragazza, poi i militi del 118, ma non c’era più niente da fare – racconta ancora Quirino – e temo che se anche fossero arrivati prima non ci sarebbero state speranze, siamo sconvolti“. Anche la madre dell’uomo, una pensionata, è addolorata per la morte di “quella povera ragazza, due sposi meravigliosi, non avremmo mai pensato di assistere a una cosa simile”.
In via Fabrizi nessuno, a quanto pare, sapeva delle tensioni tra Alice Scagni e il fratello Andrea, ora in carcere con l’accusa di omicidio volontario aggravato, “non lo avevamo mai visto in zona“, ripetono tutti. “Erano cortesi ma li conoscevamo solo in modo superficiale, spesso si fermavano a salutare con il bambino piccolo”, racconta un’altra vicin,a Maddalena Sinisi.
Questa mattina il silenzio nell’isolato è surreale. Il sole e l’aria primaverile stridono con quello che resta della tragedia: una grande macchia di sangue contro un muretto e il citofono della coppia, rotto, forse dallo stesso assassino nel tentativo di suonare con rabbia all’indirizzo della sorella.