La riforma

Ddl concorrenza in aula il 30 maggio, raggiunto un accordo sul “nodo” concessioni balneari

Previsto lo spostamento del termine per la gara dal 31 dicembre 2023 al 31 dicembre 2024, ma solo in caso di contenziosi o difficoltà oggettive

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Roma. Il ddl concorrenza approderà al Senato lunedì 30 maggio e sarà votato nella stessa giornata. Si tratta di una delle riforme chieste dall’Europa, necessarie per ricevere i fondi del Pnrr.

Il nodo più complesso da sciogliere è quello sulle concessioni balneari. L’ultima proposta e, pare, quella definitiva, è stata elaborata dal viceministro del ministero dello Sviluppo economico Gilberto Pichetto: viene previsto lo spostamento del termine per mettere a gara le concessioni balneari dal 31 dicembre 2023 (scadenza appena confermata da una sentenza del Consiglio di Stato) al 31 dicembre 2024, ma solo in caso di contenziosi o difficoltà oggettive, legate all’espletamento del bando.

L’indennizzo per le aziende balneari che non ottengono il rinnovo della concessione verrà calcolato “sulla base delle scritture contabili” o “di perizia giurata redatta da un professionista abilitato, che ne attesta la consistenza”.

La proposta del governo ora è all’esame della commissione Industria e la calendarizzazione in aula sarà possibile qualora venga concluso. Potrebbe essere previsto il voto di fiducia.

Secondo l’ultima proposta l’indennizzo è “a carico del concessionario subentrante” per “la perdita dell’avviamento connesso ad attività commerciali o di interesse turistico, del valore residuo dei beni immobili oggetto di investimenti per l’esercizio dell’impresa”. Ovviamente sono esclusi dal calcolo i beni abusivi.

Obbligatori i varchi di accesso pubblici (previste sanzioni per chi non rispetta questa indicazione).

Per la scelta dei nuovi concessionari verranno valutate la qualità del servizio offerto, gli interventi su accessibilità e fruizione della spiaggia anche da parte dei soggetti con disabilità e il ridotto impatto ambientale. Per i concessionari attuali verrà tenuto conto di chi ha almeno 5 anni di attività alle spalle e per i quali la concessione rappresenta la prevalente fonte di reddito per sé e per la famiglia.

La Commissione Europea, appena due giorni fa, aveva scritto nel Country Report sull’Italia che “l’uso di concessioni pubbliche per i beni pubblici, come le spiagge, non è stato ottimale” e che “ha implicato una significativa perdita di entrate visto che queste concessioni sono state rinnovate automaticamente per lunghi periodi e a tassi molto al di sotto dei valori di mercato“.

Ieri, nel frattempo, il consiglio regionale della Liguria, con 2 voti contrari (Linea Condivisa e Lista Ferruccio Sansa presidente) e 22 voti a favore, ha approvato l’ordine del giorno 597 presentato da Roberto Arboscello che impegna la giunta a sollecitare il governo a presentare proposte emendative per migliorare il provvedimento sulle concessioni balneari e il Parlamento ad avviare un confronto anche con il settore balneare e con i rappresentanti delle Regioni nell’iter di approvazione della riforma. C’è, decisamente, poco tempo. Arboscello aveva commentato: “Al di là delle posizioni ideologiche sulla Bolkestein, che hanno bloccato a lungo la politica, visto che le gare ci saranno necessariamente, è giusto cercare il giusto equilibrio tra la tutela delle aziende e la garanzia di una legittima concorrenza. La politica su questo tema ha delle grosse responsabilità e ancor più le hanno quelle forze politiche che per cercare il consenso elettorale non hanno mai realmente affrontato il problema facendo finta che fosse aggirabile. L’auspicio è che la stessa consapevolezza raggiunta in Liguria, con l’approvazione di questo ordine del giorno approvato e sottoscritto anche da Lega e Lista Toti, si raggiunga anche a livello nazionale, sbloccando nella Commissione industria al Senato di oggi una situazione che non può più rimanere ferma”.

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