Genova. Su vetrine, porte d’ingresso di locali o bacheche digitali. Ovunque, a colpo d’occhio, compaiono cartelli e annunci di ricerca personale – come di consuetudine accade in Liguria, in questo periodo, in cui si apre la stagione turistica.
Ma mai come quest’anno, il primo dopo l’emergenza Covid, si cercano ‘disperatamente’ camerieri, porta pizze, bagnini, staff alberghiero (e non solo). Il lavoro c’è, ma manca il personale, quasi un migliaio di lavoratori.
“A noi scoccia che si dica che i lavoratori stagionali manchino perché non hanno voglia di lavorare o perché hanno il reddito di cittadinanza. Noi crediamo che il problema sia diverso e riguarda la dignità” afferma Riccardo Serri, segretario regionale Uiltucs Liguria in occasione del congresso regionale della categoria.
E continua: “Spesso la dignità sul lavoro viene a mancare perché ci sono finti part time o lavori a chiamata. Ma ci sono anche lavori determinati in cui si richiede di lavorare tantissime ore, che non corrispondono a quelle contrattuali, ben inferiori. Bisogna dare dignità”.
Poi punta il dito contro i datori di lavoro: “Se gli imprenditori dessero paghe normali, con orari normali allora sarebbe molto più semplice trovare persone disposte a lavorare”.
In particolare, sottolinea Serri, i settori maggiormente sotto i riflettori e colpiti da questa ‘emergenza stagionali’ sono quello alberghiero e quello della ristorazione. Meno i pubblici esercizi. In particolare, nel settore della ristorazione, il problema è nelle cucine. Mancano i cuochi. Molto spesso infatti capita che durante la stagione facciano 12 ore al giorno, senza turno di riposo. Hanno sì paghe molto alte, ma senza una ‘corrispondenza’ rispetto al sacrificio.
“Oggi c’è lavoro, perché sicuramente il Pnrr ha messo in moto in termini positivi, per esempio, l’edilizia. E si sceglie sempre più di andare a lavorare nell’edilizia anziché nel turismo. E questa situazione, in una regione come la nostra, è un punto che va monitorato e risolto“, prosegue Serri.
Poi il segretario regionale conclude: “Per far fronte a questa fame di dipendenti, occorre fare sinergia con le associazioni. Con Confcommercio stiamo cercando insieme di capire come incrociare domanda e offerta. Cerchiamo di lavorare soprattutto con i centri per l’impiego“.