Il punto

Covid, Icardi: “La mascherina? Al chiuso preferisco tenerla, meglio lasciarla anche a scuola”

L'epidemiologo del San Martino: "Situazione stabile ancora per 4-5 settimane, poi calo più deciso". Quarta dose per tutti? "La farà solo chi ne ha più bisogno"

icardi

Genova. No alla rimozione dell’obbligo di indossare la mascherina a scuola: è la posizione di Giancarlo Icardi, epidemiologo e direttore della clinica di igiene dell’ospedale San Martino di Genova, che a Genova24 ha fatto il punto sull’attuale situazione del virus e su quello che potrebbe aspettarci nei prossimi mesi. Un invito alla cautela che arriva mentre un altro medico genovese, l’infettivologo Matteo Bassetti, guida la crociata insieme a Giovanni Toti e alla Lega contro una misura considerata “punitiva” nei confronti dei ragazzi.

“Non voglio fare alcuna polemica – precisa Icardi -. È vero che manca un mese alla fine della scuola, ma direi che questo virus ci ha insegnato che non basta tenere le finestre aperte. Abbiamo capito che più misure mettiamo insieme e meglio è. Non dimentichiamoci che, parlando di scuola, la vaccinazione non ha una copertura molto alta. Capisco il fastidio, ma non penso che quest’ultimo mese possa essere così impattante. È chiaro che può sembrare una misura ipocrita perché poi gli studenti quando escono chiacchierano senza mascherina, però è vero che lì siamo all’aria aperta ed è una situazione diversa”.

Allo stesso modo Icardi consiglia di mantenere l’uso dei dispositivi di protezione al chiuso in alcune situazioni, anche quando non sono obbligatori: “Negli spazi limitati il rischio di contagiarsi è più elevato. Quando vado al supermercato personalmente preferisco mettere la mascherina, nonostante sia un operatore sanitario favorevole alla vaccinazione. Se poi la vogliamo vedere dal punto di vista del libero cittadino, se tranquillizza di più portarla, in una fase in cui il virus continua a circolare, non ci vedo nulla di strano. In era pre-Covid mi è capitato spesso di partecipare a congressi internazionali e di vedere colleghi che venivano dalla Cina o dal Sud-Est asiatico indossare sempre la mascherina chirurgica. Penso sia più una questione di approccio individuale che non una regola assoluta”.

I dati, in effetti, parlano di un virus tutt’altro che scomparso. “È una situazione stabile dal punto di vista dei numeri – prosegue l’epidemiologo del Sa Martino -. La percentuale di tamponi positivi oscilla tra il 13 e il 15%, a livello ligure un minimo di rallentamento si osserva perché si registra un paio di punti percentuali in meno. L’indice Rt è calato su valori intorno a 1. La variante Omicron e le sue sottovarianti hanno spiazzato un po’ tutti e sparigliato le carte: finché ragionavamo in termini di variante Delta, le proiezioni per questo periodo restituivano valori molto inferiori. Invece ora abbiamo un virus più trasmissibile ma quasi sempre limitato alle alte vie aeree ed è il motivo per cui non c’è emergenza negli ospedali e molti casi sono asintomatici”.

Si andrà avanti così anche durante l’estate? “Possiamo aspettarci che questa stabilità di numeri duri almeno per altre 4-5 settimane. Coi ritmi che ha oggi il virus dovremmo aspettarci questo o comunque un decremento costante ma molto lento. Poi, con la stagione calda e la capacità inferiore del virus di resistere all’esterno, è chiaro che dovremmo vedere un rallentamento più deciso“. E il prossimo autunno? “È molto difficile spingersi a dire cosa succederà a ottobre-novembre. Sicuramente il virus resterà endemico, ma un certo numero di casi nella stagione invernale ci sarà”.

Previsioni che influenzano anche le prossime campagne vaccinali. Se da un lato è sempre in piedi l’ipotesi di una quarta dose anti-Covid universale con richiamo annuale, secondo Icardi è probabile invece che la nuova iniezione non tocchi a tutti: “Considerato che il vaccino è una misura preventiva e non terapeutica, non possiamo pensare di vaccinare continuamente 50 milioni di italiani. È ragionevole pensare che, quando ci saranno i vaccini aggiornati alle mutazioni più frequenti, se il virus manterrà le caratteristiche attuali, la strategia sarà quella di vaccinare i soggetti che ne hanno più bisogno e cioè quelli che hanno più probabilità sviluppare le complicanze. Si userà insomma lo stesso approccio dell’influenza. Poi si può discutere se vaccinare dai 65 o dai 70 anni in su, se includere gli operatori sanitari e altre categorie a rischio”.

Ad oggi però chi dovrebbe ricevere la quarta dose (persone immunocompromesse, over 80, fragili over 60 e ospiti delle Rsa) non sta aderendo in massa, spingendo il Governo a dare nuove indicazioni alle Regioni che prevedono il coinvolgimento dei medici di famiglia e la chiamata attiva. “Per chi la vaccinazione la deve subire dopo averne già fatte tre, penso che serva un messaggio rinforzato per far capire l’importanza della quarta – commenta in conclusione Icardi -. Bisogna tenere conto che il processo di invecchiamento a partire dai 50 anni riguarda anche il sistema immunitario. Oltre gli 80 anni, la quarta dose è un grande aiuto per garantire di stare in buona salute anche in caso di contagio”.

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