Soluzione

Autoparco in area ex Ilva, Bucci: “È la collocazione definitiva, i tempi non saranno lunghi”

A Cornigliano almeno 250-300 posti per i tir, tramonta l'ipotesi Pegli. Accordo di programma da rivedere? Il sindaco: "Qualcuno non l'ha mai rispettato"

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Genova. Le aree ex Ilva sono “l’ipotesi primaria” per realizzare un autoparco da almeno 250-300 posti a servizio dei camion che gravitano sul porto di Genova, come chiedono da anni le associazioni dell’autotrasporto. Ad annunciarlo è il sindaco Marco Bucci mentre l’Autorità portuale presenta l‘estensione del parcheggio realizzato lungo la pista dell’aeroporto che si arricchisce di altri 40 stalli (in realtà solo 24 saranno effettivamente disponibili).

“È la collocazione definitiva – ha spiegato il sindaco -. Non si tratta delle aree industriali che ci interessano. Parliamo della centrale elettrica in disuso: ci incarichiamo di demolirla e fare in quest’area un autoparco come si deve. Le aree occupate adesso dai camion potranno essere restituite alla città per fare altre cose, è un puzzle. Questo è l’obiettivo ed è quello che continuiamo a fare in contrattazione coi commissari dell’ex Ilva”.

Si ragiona di una superficie su cui ricavare “almeno 250-300 stalli, dipende da come saranno posizionati“, aggiunge Bucci. Ma secondo Giuseppe Tagnochetti, coordinatore ligure di Trasportounito, “quell’area potrebbe diventare sostitutiva di tutto” se si ottenesse la disponibilità di 100mila metri quadrati che corrisponderebbero a un migliaio di tir: “Un autoparco non può che essere realizzato dall’area ex Ilva perché è l’unico spazio che ha le metrature adeguate. A nostro parere questo è lo spazio su cui la città, il porto e speriamo anche il Governo dovranno lavorare”.

In ogni caso sembra sia arrivata la decisione finale dopo anni di ripensamenti, soluzioni tampone e progetti mai realizzati. Tra il dire e il fare, però, c’è di mezzo l’accordo di programma che vincola quelle aree da 1,2 milioni di metri quadrati, difesi con le unghie e con i denti dai sindacati e dai lavoratori di Cornigliano. Per fare spazio ai camion bisognerà per forza rivedere i patti. “Qualcuno non l’ha rispettato da anni – replica Bucci -. Dovevano esserci 2.200 persone a lavorare lì. Semmai chi non l’ha rispettato dovrebbe rimboccarsi le maniche e mettersi a lavorare”. Il sindaco si dice ottimista sui tempi: “Vedremo quello che succederà a maggio, quando ci sarà l’accordo tra Acciaierie d’Italia e Governo. Ma non penso che saranno così lunghi“.

“Con Bucci abbiamo incontrato una decina di giorni fa il presidente Bernabè, che rappresenta il socio pubblico dell’accordo che dovrebbe essere concluso tra alcune settimane – ha aggiunto il presidente ligure Giovanni Toti -. Quello che sosteniamo da tempo, e lo abbiamo ripetuto più volte anche all’ad Morselli e al Governo, è che l’accordo di programma prevedeva, in cambio dell’utilizzo da parte di quell’azienda di circa un milione di metri quadrati, l’occupazione di circa 2.500 lavoratori. Oggi siamo a meno della metà, di cui in parte con una cassa integrazione congiunturale a rotazione. A Taranto stiamo producendo 8 milioni di tonnellate di acciaio, non è stato ancora presentato il piano industriale: abbiamo chiesto di fare in fretta. Ma se non raggiungeremo i 2.500 lavoratori a Genova crediamo che l’impegno pubblico di quelle aree possa trovare altro utilizzo per compensare quei lavoratori che non sono più occupati all’interno della filiera dell’acciaio. Questo è ovviamente abbastanza condiviso. Si possono tutelare i 1.200 lavoratori di Ilva anche cedendo una parte delle aree. Non è breve, non è banale perché non è definita la definizione che l’acciaieria prenderà. Non appena Acciaierie d’Italia avrà il quadro del socio industriale, dei volumi industriali, sapremo quale sarà la ricaduta su Genova e di conseguenza quali saranno le possibilità in termini di aree. Ci siamo dati un orizzonte nell’arco dell’anno“.

Al momento a Genova sono circa 400 gli stalli disponibili per la sosta dei camion ai margini del porto e in Valpolcevera, “ma non possiamo fermarci qui – ribadisce Tagnochetti -. Il fabbisogno minimo dell’autotrasporto ma soprattutto del porto è di 900-1.000 stalli. È una capacità operativa che si aggiunge in termini di servizi alla merce e di operatività. Non bastano posti, ma servizi alla persona: è una questione di dignità dei lavoratori”.

L’alternativa principale a Cornigliano è la zona di Fondega, vicino al casello autostradale di Pegli, per cui era stata avviata una trattativa con Autostrade ed Eni. “Ma lì la cittadinanza non lo gradisce, a questo penso dobbiamo andare definitivamente sull’area ex Ilva. Non rinunciamo comunque a quell’area, ma abbiamo altri progetti di riqualificazione”.

“Abbiamo due filiere, una pubblica e una privata – spiega il presidente dell’Autorità portuale Paolo Emilio Signorini -. Nelle opere della nuova viabilità di Sampierdarena una è l’autoparco di Ponente, in sponda destra del Polcevera. Nel giro di due o tre anni potrebbero esserci entrambi. Poi c’è il discorso delle aree buffer, al servizio sia dell’autotrasporto sia di alcune operazioni portuali e doganali, che possono essere fatte o in aree di prossimità oppure oltre Appennino”.

Intanto si aggiungono 40 nuovi stalli (ma 16 erano già stati opzionati) a Sestri Ponente, a pochi metri dalla pista dell’aeroporto. “Un segnale di attenzione”, lo definisce Signorini. I lavori, del valore di circa mezzo milione di euro, hanno portato a 175 posti la capacità complessiva dell’autoparco già esistente e hanno compreso anche la realizzazione di una rete di smaltimento delle acque, una nuova pavimentazione e il potenziamento dell’impianto di illuminazione.

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