Fenomeno

Mafia a Genova, porto nel mirino delle criminalità organizzate e oltre 200 beni confiscati

In Liguria rispetto al 2014, quando i beni confiscati erano 142, è stato registrato un incremento del 193%

Generica

Genova. In Liguria la mafia c’è, parlano chiaro i dati. Per questo è stata istituita a luglio 2018 una Commissione antimafia regionale, proprio con lo scopo di indagare, studiare e mantenere alta l’attenzione sul fenomeno sempre più diffuso e capillare.

Inoltre sulla base della legge 7 del 2012, che contiene già alcune misure di contrasto alla criminalità organizzata, sono state attivati interventi relativi al riutilizzo dei beni e delle aziende confiscate alle mafie.

Questa mattina si è tenuto il vertice dei rappresentanti nazionali delle commissioni regionali antimafia. La seduta della VI Commissione Antimafia, presieduta da Roberto Centi, ha ospitato il presidente della Commissione speciale Antimafia della Regione Lombardia e vicepresidente del Coordinamento Monica Forte.

Nell’incontro sono state preannunciate nuove iniziative legislative fra le quali una legge contro il caporalato e percorsi formativi, nell’università e post laurea, per contrastare le infiltrazioni criminali e la corruzione nel settore sanitario.

Il presidente del Consiglio regionale della Liguria Gianmarco Medusei, nell’ambito dell’incontro ha affermato: “La Commissione Antimafia e l’Assemblea sono fortemente impegnate per accrescere anche fra i giovani, e quindi nelle scuole, la cultura della legalità e della sicurezza perché solo da questa consapevolezza può nascere una comunità più sana e prospera”.

Dati

I beni confiscati alle mafie in Liguria, secondo dati aggiornati al marzo 2022, sono 464 di cui 137 già destinati e 327 ancora in carico all’Agenzia nazionale dei beni confiscati alle mafie.

In particolare nella provincia di Genova si parla di 247 beni confiscati, di cui 88 già destinati e 159 ancora in carico all’Agenzia. Nella provincia di Imperia sono 40 beni confiscati di cui 4 beni già destinati e 36 ancora in carico all’Agenzia. Mentre nella provincia della Spezia sono 56 i beni confiscati di cui 22 beni già destinati e 34 ancora in carico all’Agenzia. Infine nella provincia di Savona sono 121 i beni confiscati di cui 23 già destinati e 98 ancora in carico all’Agenzia.

Rispetto al 2014, quando i beni confiscati erano 142, è stato registrato un incremento del 193%. Il tempo mediamente necessario per il recupero e riutilizzo dei beni confiscati è di 10 anni In Italia i beni confiscati in totale sono 41.609 di cui 4907 nel Nord Ovest. Le aziende confiscate sono 56: 19 sono state destinate e 37 sono ancora in gestione all’Agenzia. In Italia le aziende confiscate in totale sono 5122 di cui 530 nel Nord Ovest.

Progetti avviati

“Liberi di scegliere” è un progetto attivato nell’aprile del 2020 per inserire i minori, appartenenti a famiglie di ‘ndrangheta, in contesti diversi o in famiglie favorendone la rieducazione, il sostegno ed il reinserimento sociale. Dal 2012 ad oggi il progetto è arrivato a interessare oltre 100 minori, 25 donne e 30 nuclei familiari.
Il progetto è già stato recepito da Calabria, Basilicata e Puglia ed è in fase di attuazione in Sicilia, Umbria, Lombardia, Molise.

Proposta di legge al Parlamento sugli appalti: introduce nelle procedure e, in particolare, negli affidamenti diretti un elenco di merito delle imprese che si oppongono alla criminalità organizzata e che denunciano richieste estorsive e corruttive o, in genere, tentativi di infiltrazione.

La proposta è già stata presentata in Parlamento su iniziativa del Consiglio regionale della Puglia e del Consiglio regionale della Basilicata, è stata approvata in Umbria ed è stata presentata nel Lazio.

Proposta di legge regionale “Istituzione di un Osservatorio regionale per legalità”: per monitorare la presenza della criminalità organizzata e promuovere iniziative di contrasto preventivo alle illegalità. La proposta è stata approvata in Toscana, Basilicata e Valle d’Aosta, mentre è in fase di istruttoria in Trentino Alto Adige.

Proposta di legge regionale “Interventi per la valorizzazione ed il riutilizzo sociale di beni ed aziende sequestrati e confiscati”: il patrimonio oggetto di confisca comprende ormai non solo beni collegati a fenomeni mafiosi, ma anche a casi di corruzione, arrivando così ad interessare l’intero territorio nazionale.

Secondo i dati aggiornati al 25 febbraio 2022, ci sono 19 mila beni già assegnati, oltre 22 mila ancora da assegnare, 1600 aziende sono già state assegnate e oltre 3400 ancora da destinare. La proposta di legge è stata approvata in Basilicata; è in fase istruttoria in Liguria e in Umbria, è in corso di esame in Sicilia e in Friuli Venezia Giulia.

Mafia a Genova

“A Genova c’è tanto da fare anche perché la città ha un porto importante che purtroppo è nelle mire delle criminalità organizzate, per i traffici internazionali. Tuttavia, siamo sulla buona strada, si sta lavorando nella direzione giusta” afferma Monica Forte, vicepresidente del Coordinamento delle Commissioni e Osservatori regionali sul contrasto alla criminalità organizzata.

E continua: “È importante che tutte le Regioni lavorino congiuntamente sui temi della prevenzione e contrasto delle mafie e della diffusione della legalità, condividendo le buone pratiche e lavorando insieme sugli strumenti di intervento. Come le associazioni del terzo settore, anche le amministrazioni pubbliche devono imparare a fare rete e ad armonizzare gli interventi normativi su un tema che ormai non risparmia alcuna Regione nel nostro Paese. Le mafie sono organizzate, noi stiamo imparando a farlo cooperando e collaborando per un obiettivo comune”.

“La mafia in Liguria e a Genova, a differenza di quanto si possa immaginare, c’è. Nel porto genovese, ma per esempio anche in quello spezzino, passa circa il 39% di sostanze stupefacenti destinate poi al mercato nazionale. Numerose sono le inchieste aperte non solo a Genova e nelle altre province” aggiunge Roberto Centi, presidente della Commissione Antimafia della Liguria.

E prosegue: “In Liguria, come conferma la Dia, si assiste ad un vero e proprio radicamento della criminalità organizzata. La pandemia ha aggravato questa situazione perché in molte aziende si è assistito a vistosi passaggi di quote societarie con l’ingresso di finanziamenti spesso poco trasparenti, per non parlare dell’incremento del fenomeno dell’usura, soprattutto nelle a strutture ricettive che più hanno sofferto dell’emergenza sanitaria”.

“Il Pnrr – conclude Cenci – ora è un’occasione formidabile di rilancio, ma occorrono serrati controlli sulle procedure di assegnazione dei fondi per scongiurare nuove infiltrazioni”.

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