Il caso

“Dodici ore in sala d’attesa senza poter comunicare”, il presidente dell’ente nazionale sordi accusa il Galliera

"Non mi hanno neppure fatto leggere il labiale", dice Simone Lanari. Ma la direzione del pronto soccorso smentisce la ricostruzione del paziente: "La caposala gli ha spiegato la situazione con la mascherina abbassata"

Generico aprile 2022

Genova. Dodici ore in sala d’attesa, dall’una di pomeriggio all’una di notte, all’ospedale Galliera con un forte mal di schiena ma soprattutto nell’impossibilità di comunicare il proprio stato agli operatori sanitari. Così Simone Lanari, presidente dell’Ens, ente nazionale sordi, di Genova si sfoga sui social raccontato la propria esperienza. Una foto scattata davanti all’ingresso del pronto soccorso genovese e un post che conclude con la rinuncia a farsi curare. Almeno per il momento.

Il problema del protagonista della vicenda non è stato soltanto quello di dover rispettare i codici di urgenza in base ai quali è stabilito chi va curato per primo – evidentemente il mal di schiena era considerato a basso rischio – ma, racconta Lanari, “nessuno al pronto soccorso ha accettato di abbassare la mascherina per poter comunicare con lui” e senza visione del labiale il paziente sordo, che può utilizzare solo la lingua dei segni, non poteva capire le spiegazioni degli operatori né farsi intendere in alcun modo.

Innegabile che le misure di sicurezza legate alla pandemia rendano impossibile rinunciare ai dispositivi di protezione individuale all’interno di un ospedale ma gli infermieri – riferisce il diretto interessato – non avrebbero neppure accettato di utilizzare la applicazione smartphone per poter tradurre le parole pronunciate in parole scritte e viceversa.

A riportare la vicenda del presidente genovese dell’associazione sordi è stato Davide Rossi, consigliere comunale della Lega che da tempo collabora con la comunità dei sordi genovesi. “Nel 2022 un episodio di questo tipo è inaccettabile in una città come Genova – afferma – trovo questa cosa vergognosa, grave e da chiarire, inoltre qualcuno deve delle scuse a Simone e a tutte le persone sorde”.

La direzione dell’ospedale Galliera, sentita da Genova24, tuttavia precisa alcuni dettagli della vicenda, verbale di accettazione alla mano, assicurando che “il paziente non è stato abbandonato – spiega il direttore del pronto soccorso, Paolo Cremonesi – già al suo ingresso in triage la caposala gli ha spiegato, abbassandosi la mascherina ma restando a distanza, che il suo codice era verde, non grave, che avrebbe potuto essere trattato dal medico di base e che avrebbe rischiato di restare invece molte ore in ospedale perché in quel momento c’erano già 32 codici più gravi in attesa”.

“Il paziente ha deciso di restare, mi è stato riferito che l’infermiera di tanto in tanto si avvicinava per spiegare che c’era ancora molto da attendere e vista la situazione particolare del paziente – aggiunge Cremonesi – gli è stato concesso di aspettare in una stanza con le sue due sorelle, cosa che di solito non sarebbe permessa”. L’ospedale conferma, però, di non avere un servizio di interpretariato per le persone con sordità.

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