Conseguenze

Da Pasqua porti italiani chiusi alle navi russe ma con molte eccezioni, a Genova pochi effetti collaterali

Una lunga lista di esenzioni per i cargo che trasportano materie prime fondamentali per la nostra economia. Inoltre sotto la Lanterna non molti traffici con Mar Nero e Mal Baltico

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Genova. A partire da questa domenica di Pasqua i porti italiani saranno chiusi alle navi russe. Lo prevede una circolare del comando generale delle Capitanerie di porto, che recepisce il regolamento Ue dell’8 aprile sulle misure restrittive nei confronti della Russia.

Nel regolamento, riporta la circolare, “è stato inserito l’articolo 3 sexies bis che vieta l’accesso ai porti nazionali alle navi di bandiera russa, dopo il 16 aprile 2022; tale misura si applica anche nei confronti delle navi che abbiano cambiato la propria bandiera, da russa a qualsiasi altra nazionalità, dopo il 24 febbraio 2022“.

Tuttavia quella che suona come una nuova pesante sanzione nei confronti del Paese che ormai da quasi due mesi ha attaccato l’Ucraina potrebbe avere meno ripercussioni del previsto, sia a livello nazionale per via delle molte eccezioni alla regola ma soprattutto per il porto di Genova che scambia con la Russia meno di quanto si pensi.

In un articolo di qualche giorno fa, Genova24 aveva evidenziato come nel 2021 il porto di Genova abbia scambiato solo l’1,7% dei traffici totali e il 2,8% delle merci sbarcate, con gli scali russi per un totale di 1,12 milioni di tonnellate di merce. Di queste però – va detto – il 99,9% è in import quindi l’impatto delle sanzioni sarebbe pressoché totale. Più della metà delle importazioni dalla Russia arriva da Primorsk e Ust’-Luga, porti affacciati sul Mar Baltico nell’exclave di Kaliningrad, e un’altra quota rilevante da Novorossijsk sul Mar Nero.

L’altra questione che potrebbe mitigare comunque gli effetti della misura di blocco dei porti è legata alla tipologia di merce trasportata: in base all’ordinanza ministeriale le autorità competenti possono autorizzare una nave ad accedere a un porto, “alle condizioni che ritengono appropriate”, se questo è necessario per “l’acquisto, l’importazione o il trasporto nell’Unione di gas naturale e petrolio, compresi i prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio, titanio, alluminio, rame, nichel, palladio, minerali di ferro, nonché taluni prodotti chimici e ferrosi elencati”, e anche “l’acquisto, l’importazione o il trasporto di prodotti farmaceutici, medici, agricoli e alimentari, compreso il frumento e i fertilizzanti la cui importazione, il cui acquisto e il cui trasporto sono consentiti ai sensi della presente decisione”, e ancora “scopi umanitari”, “il trasporto di combustibile nucleare e altri beni strettamente necessari al funzionamento delle capacita’ nucleari civili” oppure “l’acquisto, l’importazione o il trasporto nell’Unione di carbone e altri combustibili fossili solidi”.

In sostanza il blocco mira a mantenere spiragli possibili per non bloccare il commercio di materie prime basilari per numerose filiere.

Non solo. Le navi russe attualmente ancorate nei porti italiani “alla luce dei chiarimenti ricevuti dalla Commissione Europea, potranno permanere in porto fino al completamento delle proprie attività commerciali, momento in cui dovranno lasciare lo stesso”.

Il divieto non si applica, recita l’ordinanza dell’8 aprile, “nel caso di una nave che necessita di assistenza alla ricerca di riparo, di uno scalo di emergenza in un porto per motivi di sicurezza marittima, o per salvare vite in mare”.

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