Genova. Ezio e Adriana hanno entrambi 62 anni, lui pensionato e lei casalinga, Maria Luisa e il marito, rispettivamente 73 e 83 anni, sono pensionati e una figlia che vive con loro e la nipotina, Luisa ha 79 anni, Antonio ne ha 67. Sono alcuni degli inquilini di via Livorno 12, il condominio di proprietà dell’Inps dove vivono da circa 30 anni e che l’Inps vuole vendere a un prezzo inaccessibile per loro perché l’immobile, che si trova nel quartiere di Albaro, pur essendo in pessime condizioni, è considerato dal catasto immobile di pregio.
Genova24 aveva già parlato in questo articolo della situazione dei condomini, che si sono visti recapitare una raccomandata dall’Inps con l’opzione di vendita. Il sindacato Usb, che sta seguendo la vicenda tramite la Federazione del sociale di Genova, ha intervistato alcuni dei condomini per raccontare le loro storie e il loro sgomento di fronte alla concreta possibilità che dopo trent’anni (ma qualcuno di vive anche da 60) debbano lasciare la casa di una vita intera.
“Siamo andati a vivere in quel palazzo grazie a un bando pubblico pubblicato sull’albo pretorio – raccontano Ezio e Adriana che con i loro 62 anni, sono i più giovani fra gli inquilini del civico 12 – il palazzo era in condizioni pessime già allora: nel nostro appartamento non c’era nemmeno l’impianto elettrico e fuori tubi e cavi penzolanti. Lo abbiamo rimesso a posto, spendendoci anche molti soldi, convinti che almeno, essendo un ente previdenziale non ci avrebbe mai mandato via”.
“Con sacrificio abbiamo ristrutturato questa casa che era in condizioni spaventose” aggiunge Luisa che in via Livorno abita da trent’anni. Ora è arrivata la raccomandata dell’Inps con un’opzione di vendita a un prezzo “inaccettabile” e “con condizioni capestro” dicono “senza poter contrattare, né avere possibilità di vedere documenti dove l’Inps risulta inadempiente”. Le condizioni sono “accetti o te ne vai” raccontano gli inquilini.
“La cifra è assurda – dice Maria Luisa – e poi ci siamo rimasti male perché vent’anni fa avevano parlato di una possibile vendita ma non era allora una casa di pregio ma tantomeno lo è oggi”. Come mostrano le foto pubblicate dagli attivisti della Federazione sociale e come raccontano gli stessi condomini nel video “non c’è l’impianto a norma, non c’è la messa in terra, c’è un ascensore che quanto piove bisogna entrarci con l’ombrello, che ha il motore sul tetto all’aperto, crepe, umidità. Non abbiamo l’acqua diretta, ma i vasconi sul tetto, mal coperti”.
Ad Antonio, che vive da quasi 60 anni in via Livorno (“E’ stato mio padre a far domanda quando uscì il bando sull’albo pretorio) l’Inps ha chiesto 263 mila euro, più 7 mila di cantina, a qualcun altro anche di più. Soldi che molti di loro non hanno, visto che vivono di pensione. “Quando abbiamo ricevuto la raccomandata è scattato il panico – racconta Adriana – perché qui ci sono persone malate, altre molto anziane, persone che vivono di pensioni ma non quelle da amministratore delegato. “Immaginare di sradicare una persona di 90 anni che vive in un appartamento da più di 65 anni oltre a essere una crudeltà è una cattiveria unica”.
Difficile in questi anni contattare l’ente per qualsiasi evenienza e anche l’azienda con sede a Torino a cui è stata appaltata la manutenzione: “Finché c’era in loco un interlocutore dell’Inps, che prima era l’Inpdai , avevamo un ottimo rapporto – racconta Antonio – ora per una lampadina o per il riscaldamento che salta devono arrivare da Torino”. E aggiunge Adriana: “Parlare con un ente vuol dire mandare decine di pec e di mail, sentire musichette di sottofondo al telefono e rimpalli tra uffici, è come parlare con un soggetto che non esiste”.
Se dal punto di vista prettamente legale il caso non è affatto semplice l’Usb si è attivato con municipio e Comune di Genova per tentare una mediazione istituzionale con l’istituto di previdenza che eviti lo sfratto di nove famiglie.