Preoccupazione

Ucraina, Toti: “Molti profughi refrattari a vaccinarsi contro il Covid, dobbiamo convincerli”

Solo il 36% della popolazione ucraina ha ricevuto almeno una dose. Il governatore: "Facciamo 300 tamponi al giorno, il Governo ci dia fondi per l'emergenza"

Generico marzo 2022

Genova. “Molti profughi non sono vaccinati contro il Covid e dalle nostre aziende sanitarie arriva anche che sono piuttosto refrattari, occorre fare un lavoro di sensibilizzazione piuttosto profondo”. A riferirlo è il presidente ligure Giovanni Toti facendo il punto sull’emergenza umanitaria questa mattina ad Agorà su Rai3.

Al momento tra la popolazione ucraina risulta vaccinato con almeno una dose solo il 36,19% della popolazione contro l’85,53% italiano. Percentuali che si riflettono ovviamente sui profughi che giungono in Liguria, al momento 1.789 quelli presi in carico dalle Asl e dalle strutture di accoglienza, ma non si esclude che possano essere molti di più. In Italia si prevede l’arrivo di circa 700mila persone di cui 20-30mila destinate alla nostra regione.

“Al momento ciò che impegna di più le Regioni è il tampone all’ingresso, che va fatto entro le 48 ore come prevedono le norme di profilassi – spiega Toti -. Noi in Liguria ne facciamo circa 300 al giorno, poi dobbiamo convincere a vaccinarsi chi non volesse farlo. Sui fondi il Governo non ha ancora stabilito capitoli di spesa adeguati, spero che lo farà nelle prossime ore. Abbiamo chiesto un censimento più preciso perché manca completamente la percezione di chi sta arrivando, salvo chi si presenta ai nostri infopoint”.

Le regole varate dal Governo e valide fino al 31 marzo, oltre al tampone all’ingresso, prevedono per i profughi ucraini il regime di auto-sorveglianza per cinque giorni con obbligo di indossare la mascherina Ffp2. La somministrazione del vaccino anti-Covid e di altre tipologie di vaccini è “garantita” ma non obbligatoria, al netto delle norme sul green pass.

Che conseguenze potrebbe avere tutto ciò sulla situazione epidemiologica italiana e ligure? Le voci della scienza non sono concordi. Secondo l’infettivologo del San Martino Matteo Bassetti il rischio sanitario c’è: “Solo un terzo degli ucraini si è vaccinato e la copertura con tre dosi è anche inferiore. In questo scenario il virus corre, contagia, muta e uccide. Attenzione a sottovalutare il fenomeno. Basta guardare a Hong Kong dove è record di contagi e di morti legati alla super-diffusione di Omicron. Perché sta avvenendo? Il 40% della popolazione è vaccinato e solo il 22% con tre dosi”. Più cauto Giancarlo Icardi, epidemiologo in forza sempre al policlinico di Genova: “È chiaro che una popolazione di questo tipo può più facilmente contagiarsi, però non penso che al momento un numero tale distribuito su tutto il territorio nazionale possa rappresentare un problema che faccia schizzare in alto i casi. Se avessimo un esodo che presuppone un milione di persone nell’arco di qualche mese è chiaro che la dimensione numerica cambierebbe”.

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