Liguria. Una marcia indietro che certamente fa e farà discutere: riguarda le sanzioni contro la Russia, con il Consiglio regionale che, nella seduta di ieri, ha votato all’unanimità un ordine del giorno che annulla gli atti precedenti in merito ai rapporti tra la Liguria e la stessa Russia.
Il documento è stato sottoscritto da tutti i gruppi e impegna la giunta a dare seguito esclusivamente agli impegni contenuti negli ordini approvati fra l’aprile 2021 e il primo marzo scorso, ma soprattutto a revocare ogni atto eventualmente ancora in essere che sia conseguente alla mozione approvata il 29 giugno 2016 che riguardava la costituzione di un Comitato contro le sanzioni alla Federazione russa, sul riconoscimento del diritto di autodeterminazione della Crimea e sulla difesa delle produzioni italiane.
L’assemblea legislativa ligure, infatti, nella precedente legislatura, aveva approvato un altro documento di apertura verso la Russia, con diretto riferimento ad accordi commerciali e sul turismo.
Non dimentichiamo la missione in Russia di una delegazione ligure guidata dal presidente Giovanni Toti e dall’allora assessore allo sviluppo economico Edoardo Rixi.
Di fronte alla presenza di atti favorevoli alla revisione delle sanzioni contro la Russia, risalenti al 2016, si è proceduto ad un provvedimento di revoca per dimostrare la vicinanza al popolo ucraino rispetto alla guerra e all’invasione russa.
La Liguria era stata la prima, ma il Veneto era stata a sua volta la seconda regione italiana ad approvare la mozione sulla necessità di riconoscere il diritto all’autodeterminazione della Crimea e all’abolizione delle sanzioni, a seguire anche la stessa Lombardia. Tuttavia il 27 giugno 2016 il Senato italiano aveva poi respinto la bozza della mozione sull’abolizione delle sanzioni.
Il dietrofront è arrivato al termine della seduta di ieri, con la mozione del 2016 rispolverata dai cassetti degli uffici regionali, dal forte valore politico-economico considerato il nuovo contesto maturato con il conflitto.
La votazione di ieri è stata motivata dai consiglieri come “inevitabile provvedimento alla luce di quanto accaduto in Ucraina, una contraddizione che andava sanata con una posizione chiara contro le azioni portate avanti dalla Federazione russa e a difesa del popolo ucraino”.
Tra i contenuti dell’ultimo ordine del giorno il richiamo ad altri quattro ordini del giorno approvati di recente a favore dell’Ucraina e dello stesso presidente Volodymyr Zelensky.