Accoglienza

Ucraina, a Genova 70 alloggi popolari e un ex albergo Covid a disposizione dei profughi

In tutta la Liguria 114 appartamenti, potranno ospitare più di 400 persone. Bucci: "Per ora ospitate 50 persone ma nessuna richiesta arrivata"

ucraina

Genova. La Regione Liguria “ha già individuato 114 alloggi che possono essere messi a disposizione delle Prefetture per l’alloggio di famiglie di profughi che arrivassero non per ricongiungimento familiare”. Lo ha annunciato il presidente Giovanni Toti facendo il punto sulle iniziative per l’emergenza umanitaria in Ucraina. Si tratta di appartamenti di proprietà pubblica gestiti da Arte, di cui 70 si trovano in provincia di Genova.

Ma non solo: “Stiamo prendendo in considerazione, ove vi siano situazioni che non possono essere soddisfatte da un singolo alloggio, anche l’idea di utilizzare l’albergo Covid che avevamo a Genova, ormai sostanzialmente inutilizzato per l’emergenza ma ancora in disponibilità della Regione, per sistemare in via temporanea cittadini che dovessero giungere dalle zone di guerra”, ha spiegato ancora Toti. Si tratta della residenza Santa Dorotea di via Liri, nel quartiere di Albaro.

Ogni alloggio mediamente potrà ospitare 4 persone, per un totale di oltre 400 posti messi a disposizione in tutta la Liguria. “Al momento non abbiamo ancora nessuna richiesta, si tratta di un’azione preventiva – ha precisato l’assessore alle Politiche della casa Marco Scajola -. Con grande sforzo tramite le Arte provinciali siamo riusciti a ottenere questo quadro. Non tutti sono disponibili ma nelle prossime ore ne avremo 66 immediatamente utilizzabili, di cui 35-40 a Genova, nel caso in cui la Prefettura o altri enti dovessero chiederceli. Alcuni avranno una modalità di arredo dinamica: a seconda della presenza di genitori e bambini potremo inserire lettini o culle”.

Al momento a Genova sono ospitati circa 50 profughi, ha spiegato il sindaco Marco Bucci, che ha aggiunto: “Sono tutte persone censite dalla comunità ucraina e in alloggi gestiti da loro. Alcune sono state portate a Villa Bombrini dove hanno effettuato i tamponi Covid. Ma per ora non c’è nessuna richiesta verso l’amministrazione”.

Per quanto riguarda gli aiuti da spedire in Ucraina, dopo la partenza del primo tir oggi da Brignole, il punto di raccolta è stato spostato nell’ex palazzina Q8 dalla Foce, a pochi metri da piazzale Kennedy: “Essendo al coperto consente una situazione logistica molto più favorevole. I generi di prima necessità saranno mandati in magazzino al mercato ortofrutticolo di Bolzaneto – ha aggiunto Bucci -. Abbiamo circa 30 volontari di protezione civile impegnati ogni giorno, ma siamo pronti ad aumentare in caso di necessità”.

“L’appello che farei a tutte le organizzazioni è di restare in stand-by il più possibile, perché non sappiamo ancora quali sono i bisogni complessivi del sistema – ha detto ancora il governatore Toti -. Per quanto riguarda le raccolte e il sistema operativo di protezione civile bisogna evitare sforzi che magari non sono necessari perché ne sono necessari altri. Una volta elencati i bisogni tramite le comunità ucraine sapremo meglio come dispiegare la grande forza d’urto della generosità del nostro Paese, per avere un minimo di razionalità. Al momento non è stata ancora firmata l’ordinanza nazionale di protezione civile che coprirà l’intera emergenza. Con ogni probabilità verrà firmata da Curcio nelle prossime ore, solo allora avremo più chiaro il quadro normativo di riferimento. La Regione ha già predisposto l’attivazione di un conto corrente per raccogliere fondi dai cittadini che vogliono dare un contributo, decideremo di comune accordo coi rappresentanti della comunità come utilizzare questi fondi”, ha concluso il presidente ligure.

Parole che non sono piaciute a padre Vitaly Tarasenko, rappresentante della chiesa ucraina di Genova e punto di riferimento della comunità locale: “Che cosa significa stand-by? Cosa bisogna aspettare? La gente ha fame, ha sete, dorme nei sotterranei. Non è un’emergenza per cui dobbiamo ancora aspettare. A Genova abbiamo tanti punti di raccolta pieni di vestiti e cibo e ci mancano i camion. Stanno arrivando adesso i camion che abbiamo trovato noi coi nostri sforzi. Non c’è motivo per attendere”.

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