Genova. “L’impegno ad aumentare al 2% le spese per la difesa se lo sono preso più presidenti del Consiglio e più governi, la credibilità di un Paese importante come l’Italia direi che è fondamentale”. Così il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, intervistato in diretta a Mattino Cinque su Canale 5, interviene sulla rottura tra il premier Mario Draghi e il leader del M5S Giuseppe Conte.
“L’Europa non ha mai avuto una spesa militare sufficiente a essere un soggetto politico importante nel mondo, abbiamo sempre dormito sonni tranquilli protetti dai marines e dagli aerei della degli Stati Uniti – commenta Toti -. Se l’Europa dovesse difendersi con le sue armi francamente saremmo molto meno tranquilli. Vorrei capire: dove pensano si spendano i soldi in armamenti? L’Italia è uno dei grandi produttori del mondo di armamenti con Leonardo, Finmeccanica, Fincantieri, Oto Melara, Iveco, Beretta”.
“Mi auguro che non si generi una crisi – ha proseguito Toti commentando la vicenda politica – anche perché Conte aveva preso impegni in prima persona. Mi pare di essere tornati al peggior populismo, dire una cosa a Bruxelles quando si è al governo e un’altra a Roma quando si è all’opposizione. Spero che Draghi vada avanti. Se la politica e il governo Draghi hanno un senso è dare al nostro Paese credibilità nazionale e internazionale. Il M5s su questo è diviso, sono molto diversi tra loro, ma oggi Draghi non può fare marcia indietro”.
Il premier Mario Draghi intanto tira dritto sull’aumento delle spese militari al 2% del Pil nel rispetto degli impegni Nato e ottiene il sostegno del Quirinale dopo un colloquio al Colle con Sergio Mattarella.
Ma lo scontro è deflagrato nelle commissioni dove l’esecutivo ha accolto l’ordine del giorno di FdI sul raggiungimento della soglia del 2% per la difesa, che quindi non è stato votato. I senatori pentastellati, che erano decisi ad esprimersi contro la proposta di Fratelli d’Italia, però non ci stanno e definiscono “inaccettabile” la scelta del governo. Conte ne parla con Draghi a Palazzo Chigi: un colloquio di un’ora e mezza, molto teso, a quanto si racconta in ambienti parlamentari, al termine del quale il leader del Movimento chiarisce che una crisi di governo non è all’orizzonte, ma “abbiamo diritto ad essere ascoltati”.
In serata poi Conte ha commentato: “Draghi ha tenuto a dire che è importante rispettare gli impegni Nato: io ho spiegato che non ho mai messo in discussione il tendenziale al 2% come non è stato messo in discussione dai premier precedenti. Però se noi ci diciamo questo orizzonte del 2024, avremo un picco notevole: si tratta di 15 miliardi e, francamente, credo che i cittadini e il Paese adesso abbiano altre priorità. Questo non significa dire che l’Italia non rispetta gli accordi. Questo non verrà detto e io stesso non l’ho detto”.