Genova. Via libera in Consiglio regionale, coi voti della maggioranza di centrodestra, alla nuova legge che riorganizza la struttura dirigenziale della Regione Liguria, con più poteri al segretario generale, la creazione di nove articolazioni nella struttura gerarchica e l’istituzione di una scuola di formazione regionale per i dipendenti pubblici in sinergia con l’Università di Genova, che costerà all’ente 200mila euro all’anno.
Col nuovo sistema aumenteranno i poteri di Pietro Paolo Giampellegrini, nominato direttamente dal governatore Giovanni Toti, che di fatto sarà a capo dell’intera struttura dirigenziale e sarà “responsabile dell’attuazione integrata e coordinata degli indirizzi politici, della qualità dell’azione amministrativa, dell’efficienza della gestione e del funzionamento complessivo delle strutture dell’ente”. Inoltre proporrà alla giunta regionale la nomina dei direttori generali e dei direttori, fissandone i limiti di spesa, e “su incarico del presidente della giunta regionale”, potrà “assumere la responsabilità diretta di funzioni o progetti specifici”.
Critica l’opposizione. “Il segretario generale in realtà è un presidente della Regione ombra, non eletto che avrà poteri smisurati – accusa il consigliere Ferruccio Sansa dell’omonima lista -. Siamo consapevoli delle esigenze della dirigenza, ma ci sono dubbi soprattutto sul numero eccessivo delle strutture dirigenziali, che rischiano di essere un modo per sfornare poltrone e per rendere più macchinosa l’azione amministrativa”. Il ricorso ai dirigenti esterni “è eccessivo e così si rischia di svilire le competenze interne. Inoltre, nella progressione di carriere viene anteposta l’anzianità al merito”
“Ci sono punti specifici relativi alla figura del segretario generale, dove c’è una sorta di pervasività, in quanto appare come una figura sovraordinata rispetto agli altri dirigenti. Un altro aspetto – aggiunge Enrico Ioculano del Pd, relatore di minoranza – riguarda l’importanza e la generosità nel numero di articolazioni dirigenziali, che può frammentare il percorso delle decisioni amministrative e determinare anche un aumento dei costi, ma senza garantire una maggiore efficacia”.
“Condivido le perplessità sul fatto che il segretario svolga una funzione di controllo, che è sbagliata ed è in contrasto sul processo di evoluzione della struttura amministrativa – commenta Gianni Pastorino di Linea Condivisa -. Occorre distinguere nettamente fra il potere politico e il potere amministrativo. L’autonomia del dirigente dal potere politico è un valore. La nuova struttura dirigenziale che rappresenta un elemento di pesantezza, che non semplifica e non razionalizza”.
A difendere la ratio della riforma è l’assessora al Personale Simona Ferro: “L’articolazione del modello organizzativo permane di tipo divisionale e funzionale con una più razionale rappresentazione delle strutture dirigenziali complesse, direzioni centrali, direzioni di aree di direzione e unità organizzative, enucleando fra queste le strutture cui sono preposti i titolari di funzioni dirigenziali di livello generale e dirigenziale, che sono i settori, servizi, uffici, unità specialistiche di staff, per evitare sovrapposizioni di ruoli, una maggiore linearità nei processi decisionali e si garantisce in questo modo la massima coerenza tra livello gerarchico e funzioni e funzioni svolte. Al vertice dell’assetto organizzativo e direzionale viene posto il segretario generale il cui ruolo sarà di vertice amministrativo e organizzativo, anche tenendo conto del ruolo fiduciario ricoperto rispetto all’organo politico”.