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Non solo pasta e farina, nei supermercati genovesi a caccia di olio di semi: “Ma la psicosi è immotivata, merce disponibile” fotogallery

Una nota del Mise ha scatenato la preoccupazione di alcuni cittadini. Ma gli scaffali mezzi vuoti potrebbero essere situazioni solo temporanee o addirittura strategie di marketing

scaffali supermercati

Genova. In alcuni supermercati il fenomeno è più evidente, in altri i negozianti non hanno notato alcuna variazione nelle abitudini dei clienti, quindi non è semplice stabilire in maniera “scientifica” se anche a Genova sia in atto una sorta di psicosi da derrate in esaurimento, legata ovviamente alla situazione del conflitto in Ucraina.

Tuttavia in alcuni grandi catene o franchising è stato notato un aumento degli acquisti di alcuni prodotti che, secondo la vulgata e non senza motivazioni reali, potrebbero venire meno se la guerra dovesse durare ancora per molto. Stiamo parlando di tutti i farinacei – l’Ucraina è definita da sempre il granaio d’Europa – come farine e derivati appunto, pasta, pane in cassetta e così via. Ma anche dell’olio di semi di girasole, altra punta dell’export alimentare ucraino, e alla base di moltissime lavorazioni di cucina anche a livello industriale.

Succede così che in alcuni punti vendita – come all’Esselunga di via Piave – i gestori si siano visti obbligati a stabilire un limite massimo di tre bottiglie di olio di semi di girasole a persona. O, come alla Coop di Piccapietra, ci siano scaffali con questo tipo di merce in esaurimento.

In realtà, una cosa è lo scaffale, l’altra è il magazzino. Proprio da Coop fanno sapere che, al momento, “non ci sono problemi di approvvigionamento, le scorte sono più che sufficienti e le psicosi che abbiamo visto soprattutto in altre città sono del tutto immotivate, tuttavia alimentare le preoccupazioni potrebbe portare a una corsa all’acquisto smodata che davvero potrebbe provocare degli squilibri”.

Lo stesso messaggio arriva anche da altre “insegne” della Gdo, la grande distribuzione organizzata. E c’è anche un altro elemento di cui tenere conto: il marketing. In tanti preferiscono non lasciarsi andare a dichiarazioni ufficiali, soprattutto quando si tratta di dipendenti o titolari di franchising, ma in alcuni casi dietro agli scaffali mezzi vuoti potrebbero esserci strategie vere e proprie. “Vedo che l’olio o la pasta stanno andando a ruba, sarà meglio procurarsi un paio di confezioni”, il pensiero che stanno facendo tanti consumatori in procinto di riempire le loro dispense di olio per friggere e rigatoni.

Restando sul tema olio, in realtà, ad avere scatenato la corsa all’acquisto è stata una circolare pubblicata sabato dal ministero dello Sviluppo economico e in cui si autorizzano le società produttrici di alimenti che contengono olio di semi di girasole a utilizzare la dicitura generica olio di semi. Questo perché – spiegano dal Mise – se il conflitto dovesse proseguire la situazione potrebbe complicarsi per via della mancata semina e delle mancate derrate future. Quindi l’industria alimentare potrà cambiare in corsa il titolo di olio utilizzato e modificare le etichette di produzione.

Stiamo parlando, però, di dinamiche a livello industriale appunto e di quantitativi non paragonabili a quelli di una famiglia o persino di un singolo ristorante. Quello che potrebbe accadere però non è tanto il “restare senza olio” ma – se si continua ad acquistarlo senza controllo – ma il trovarlo a prezzi gonfiati.

C’è poi un’altra questione che riguarda l’olio vegetale. Quello di colza e quello di girasole possono essere utilizzati, anche diluiti, al posto del Diesel. Si tratta però di un comportamento illegale (sui carburanti devono essere applicate tasse e accise che non sarebbero contemplate con dei carburanti fai da te) e che può provocare seri danni (non assicurati) al motore della propria auto o moto. Quella delle persone che utilizzano l’olio alimentare nel motore sembra una leggenda metropolitana e sicuramente non è alla base delle maxi-vendite di questi giorni ma la realtà è (anche) questa.

Per quanto riguarda il trend generale, in ogni caso, non sembra essersi verificato finora alcun assalto ai supermercati e i commercianti tengono a sottolineare che non c’è bisogno di fare scorte, al momento. A Genova, insomma, non si sono verificate situazioni di panico come si sono viste altrove per esempio in Sardegna. Lì le proteste e le minacce di sciopero degli autotrasportatori e il timore che da un momento all’altro non venga consegnata la merce sull’isola ha spinto sì i consumatori a fare incetta di beni di vario genere.

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