Recensione

Lady Macbeth: al Teatro Modena il soprendente omaggio all’attrice Adelaide Ristori fotogallery

Lo spettacolo mescola show televisivo, pezzi di grande intensità teatrale e le incursioni video del critico Alberto Mattioli

lady macbeth, elisabetta pozzi

Genova. Adelaide Ristori è stata l’attrice italiana più famosa e influente dell’Ottocento e il Teatro Nazionale di Genova ha celebrato il bicentenario dalla nascita con una nuova produzione molto originale, diretta da Davide Livermore, che ha come protagonista Elisabetta Pozzi e la presenza in video del giornalista e critico musicale Alberto Mattioli.

Lady Macbeth, suite per Adelaide Ristori” è un mix sorprendente che mescola show televisivo, con tanto di sigla orecchiabile, pezzi di grande intensità teatrale da Lady Macbeth, tratti dalla versione adattata per Ristori in versi italiani da Giulio Carcano nel 1860 e le incursioni video di Mattioli, che dà voce a personaggi come Giuseppe Verdi (che cambiò il suo Macbeth nella scena del sonnambulismo proprio dopo aver visto Adelaide Ristori in scena) e George Orwell. Un’altalena giocosa da cui si scende un po’ disorientati, ma arricchiti e con il sorriso sulle labbra. Il pubblico della prima ha gradito con lunghi applausi.

Donna indipendente, ambasciatrice dell’idea risorgimentale, dotata di grandi capacità imprenditoriali tanto da fondare una compagnia che girò il mondo, Adelaide Ristori è una figura chiave dell’Ottocento teatrale, amata da folle di ammiratori illustri, come, tra i tanti, Camillo Cavour, Alexandre Dumas o Théophile Gautier. Amata soprattutto nel repertorio tragico, la famosa “attrice-marchesa” (il matrimonio con il Marchese Capranica del Grillo aveva fatto scalpore) ha contribuito a creare un nuovo stile recitativo, dando alla professione dell’attore quella dignità sociale e culturale che non aveva mai avuto prima. 

Una vita raccontata anche in video grazie ai contributi di  D-Wok, che si affidano a un’animazione “basica” dei ritratti di Ristori o di Eleonora Duse, solo per citarne due, con il solo movimento della bocca o degli occhi, oltre a un efficace cambio di colori sullo sfondo, virando dal grigio al rosso, passando per il viola. La drammaturgia di Andrea Porcheddu, con la collaborazione di Sara Urban che ha contribuito al lavoro di ricerca e scrittura, si basa appunto sul filo rosso del Macbetto, sottolineando la forza del teatro rispetto a tutto il resto, ma dedicando diversi spunti al di là della pura biografia: considerazioni sulla vita degli autori, sulla lingua italiana, sullo spiritismo, sui sistemi di comunicazione, sul concetto di moderno e di contemporaneo. 

Elisabetta Pozzi è brava sia nelle parti interattive col pubblico, sia in quelle drammatiche, riesce a fingere di non poter essere padrona di casa scimmiottando la tv, ma dà il meglio di sé, strappando applausi a scena aperta, proprio nell’interpretazione dei versi di Carcano.

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