Sugli scudi

Guerra e pace, l’Anpi controreplica a Toti: “Animosità per far dimenticare chi osannava Putin?”

"Invitiamo il presidente della Regione Liguria a occuparsi di cose concrete: come la sanità e i trasporti. Ecco lì sì che dovrebbe darci delle risposte"

Generica

Genova. Dopo lo scambio di battute dei giorni scorsi sui temi di interventismo e pacifismo, l’Anpi Liguria controreplica a Giovanni Toti con una lettera.

“Giovanni Toti, presidente della Regione Liguria é in campo con le liste per le prossime amministrative e ha scelto di aizzare i suoi contro l’Anpi usando gli indignati di professione, definendoci “amici della neutralità ostentata e del pacifismo un po’ peloso” affermando che “a Kiev si combatte per la libertà di una nazione e anche un po’ per la salvaguardia della coerenza”.

Quella coerenza, a pensarci bene, Toti dovrebbe praticarla nei confronti dei partiti che maggiormente lo sostengono e di cui uno dei leader rivendicava orgogliosamente di preferire “mezzo Putin per due Mattarella”, frequentava ambienti politici ed economici moscoviti sollecitando anche di pensar bene ai rischi di applicare sanzioni contro la Russia per non danneggiare gli imprenditori italiani.

Giovanni Toti ha bisogno di farsi ripetere concetti molto semplici: gli stessi che l’Anpi gli ha ricordato solo pochi giorni fa, quando ha provato ad accusare di retorica chi (come noi) celebra orgogliosamente la Liberazione dal nazifascismo.

Quindi gli ripetiamo, una volta per tutte, che Anpi (e tutte le donne e tutti gli uomini che si riconoscono convintamente nei valori costituzionali, al contrario di chi lo fa solo per darsi una patina di democrazia, come coloro che strumentalmente scambiarono la camicia nera con il fazzoletto rosso subito dopo la Liberazione) ricorda ogni 25 aprile la fine di un regime liberticida e violento che portò gli italiani in guerra.

Basta con accuse inventate: come durante il congresso Anpi di Riccione ha ricordato una giovane delegata, gli amici di Putin non vanno cercati tra le fila dell’associazione dei partigiani, vicini concretamente alla popolazione ucraina e pronti a sostenere i profughi in ogni modo: condannando l’invasione russa e riconoscendo il diritto alla difesa degli aggrediti.

Caro presidente Toti, il concetto è chiaro: nessuna equidistanza, nessuna scusante, solo, come ha detto anche Papa Francesco (e speriamo non sia tacciato anche il Santo Padre come putiniano), no ad un’escalation militare sì affinché l’Europa, l’Onu, la diplomazia facciano ogni cosa per evitare l’innescarsi di un conflitto mondiale che potrebbe comportare anche il rischio nucleare.

Dubbi condivisi anche da molte cancellerie europee.

I sospetti, le accuse, l’indignazione da social sono solo una vergognosa strumentalizzazione preelettorale (non a caso sabato Toti ha presentato le sue liste a Genova e La Spezia) di una parte politica che, invece, nella Russia sovranista e nazionalista di Putin ha avuto amicizie e sostegni. Forse Toti, sollecitando di entrare in guerra, sa per certo che altri andrebbero al posto suo: ma, visto che la sua maggioranza ha votato contro lo scioglimento di Forza Nuova (e qualcuno si era opposto all’intitolazione della Sala consiliare a Sandro Pertini) sarebbe sicuro di non trovare qualcuno di loro, con il fucile in mano, ma dall’altra parte?

Invitiamo il presidente della Regione Liguria a occuparsi di cose concrete: come la sanità e i trasporti. Ecco lì sì che dovrebbe darci delle risposte”.

In queste ore sul tema interviene anche l’associazione Cumpanis che si dice solidale con l’Anpi. “Cumpanis Genova è solidale con l’Anpi. La cosa più sbagliata è chiamare in causa la terribile storia della Seconda Guerra Mondiale ad ogni occasione. Il rischio, che già si sta realizzando sotto i nostri occhi, è di dimenticare le caratteristiche uniche di quell’enorme conflitto, fondamentali per capire il valore della Resistenza. In quegli anni Quaranta c’erano potenze pronte a tutto per costruire un mondo di gerarchie razziali, senza alcun solido fondamento scientifico e morale, dove alcuni avevano un diritto alla vita ed altri no, dove alcuni sentivano di dovere “ripulire” la propria nazione dalla “degenerazione”. Quelli erano i nazisti, con la complicità fascista in Italia e non solo. Ci sono oggi queste caratteristiche? No. C’è oggi una potenza che progetta lo sterminio razziale? No.
O meglio, in parte sì, ma guarda caso si trovano queste somiglianze tra le fila dell’esercito ucraino, dove i battaglioni neonazisti (che vogliono pulire l’Ucraina dagli “asiatismi” russi) sono integrati nelle istituzioni, dove storiche figure del collaborazionismo filonazista della Seconda Guerra Mondiale vengono elevate ad eroi della nazione, dove la memoria dei partigiani antifascista è fortemente filtrata e censurata dalle leggi di decomunistizzazione. Rifiutare il parallelo tra combattenti ucraini e partigiani italiani è doveroso. Abbiamo la certezza che la difesa della nostra Costituzione, antifascista, passi anche nella lotta contro chi, elogiando superficialmente la Resistenza, allo stesso tempo è pronto a raccontarci che i neonazisti ucraini siano solo dei genuini appassionati del filosofo Kant
“.

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