Genova. “La città continua a perdere abitanti, il sindaco Bucci se ne faccia una ragione: misurare le celle telefoniche è come fare il gioco delle tre carte perché è inutile che conti come genovesi chi viene a lavorare a Genova, magari arrivando dal Tigullio, dal momento che è tutta l’area di Genova, Tigullio compreso, che perde abitati”.
Questo il messaggio che Lorenzo Azzolini di Genova che osa rimanda al sindaco Bucci in merito all’affermazione sull’aumento demografico di ben 81.658 unità che si registrerebbe nel comune di Genova grazie a un conteggio fatto attraverso le celle telefoniche.
“Tre dati chiave parlano chiaro – spiegano dall’associazione – uno studio previsionale dell’ONU sugli agglomerati urbani indicava che Genova si sarebbe attestata, dopo una fase di declino demografico noto, su circa 680mila abitanti nel 2020, per poi restare più o meno stabile su questa cifra negli anni a seguire. Ad oggi sappiamo che i dati sono ancora peggiori. Di contro altre aree, come Bergamo, vedranno crescere la loro popolazione fino a 952mila persone nel 2035, partendo dai 444mila del 1950. A Seregno (in provincia di Monza) accadrà qualcosa di simile arrivando ad avere praticamente gli stessi abitanti dell’area di Genova ma partendo dai 260mila degli anni Cinquanta”.
A Genova l’incidenza di abitanti tra i 18-39 anni è passata dal 27% del 2002 al 20,5% del 2021. Per paragone, nello stesso lasso di tempo Milano è passata dal 31,7 al 24,1; Bergamo dal 33,3 al 23,8.
“In definitiva Genova, che già era il fanalino di coda, è peggiorata. Guardando alla situazione universitaria troviamo un altro indicatore di difficoltà per la nostra città. A Genova per cento studenti presenti nel 2010/2011 oggi ce ne sono solo 87. A Bergamo invece per cento studenti presenti nel 2010/2011 ora se ne contano 139; dati simili a Varese: da 100 a 121 e a Milano: da 100 a 111”, continuano dall’associazione.
“Non vorremmo che Bucci continuando a considerarci periferia di Milano abbia per questo confuso i numeri – ironizza Azzolini che tornando al numero di universitari nella nostra città afferma come – la presenza di studenti universitari è indicativa della vitalità e dell’attrattività della città. Alcune città hanno fatto investimenti e lavorato a richiamare un maggior numero di studenti, Genova invece li ha visti calare costantemente e il modestissimo recupero dell’ultimo anno non compensa le perdite precedenti, dato aggravato dal fatto che gli studenti erano comunque già pochi in partenza”.
Ritornando ai dati Istat Genova continua a perdere abitanti. Ogni anno più 3000 giovani, quelli che ne hanno i mezzi, scappano. Gli altri, restano bloccati qui. In 15000 finiscono ai margini, senza studiare e lavorare, in attesa che venga loro offerta qualche opportunità. Un lavoratore su tre è impegnato nel settore del commercio e della logistica, con contratti precari, paghe basse e spesso in nero.
“Il tema quindi – conclude Azzolini – è come rendiamo Genova più accogliente, come offriamo opportunità a tutti per poter vivere qui e vivere bene. Come renderla una città accogliente per i giovani ma anche un luogo in cui poter invecchiare senza rischiare di restare isolato e solo. Una città che usa gli spazi abbandonati per favorire relazioni tra le persone, cultura, creatività e nuovi lavori. Una città diversa da quella che vuole Bucci”.