Genova. Lacrime, tante lacrime. Quelle di dolore si uniscono a quelle di gioia sui volti di chi attende l’arrivo di un pullman in piazza della Vittoria. A bordo ci sono nipoti, figlie, amiche, ormai al sicuro da questa parte dell’Europa. Altri 50 profughi sono arrivati oggi pomeriggio a Genova su un bus messo a disposizione dalla Balestrino Trasporti su iniziativa della geometra genovese Claudia Bortolotti. Tra loro tanti bambini, giovani donne e anche un’anziana signora di 81 anni, la prima a scendere dal mezzo.
“Ero andata a Kiev a trovare mio padre perché era morta mia nonna e volevo stargli vicino. Poi mi sono ammalata di Covid e nel frattempo è scoppiata la guerra“, racconta Daryna Nazarenko, 28enne di origini ucraine ma residente da anni a Spotorno. Ad attenderla, lei e il suo vivacissimo cagnolino Barmalej, c’erano la mamma e la migliore amica, Valentina.
Il viaggio è stato estenuante: “Sono riuscita a partire grazie a nostri parenti che ci hanno portati in macchina. Abbiamo viaggiato 11 ore e mezza in piedi su un treno per arrivare a Leopoli, stipati come gli ebrei deportati nei campi di concentramento. Lì c’erano 1.500 persone in coda per salire sul treno diretto in Polonia, abbiamo aspettato al freddo dalle 22 alle 9 del mattino. Grazie ai volontari siamo riusciti a superare il confine”. E chiude con un appello: “Dovete chiudere il cielo, come Europa e come Nato, perché se no per noi è la fine“. In realtà usa un’espressione più colorita che rende bene l’idea.
Non riesce a contenere il pianto Olena, in Italia da 15 anni, mentre attende Juraj e Ivan, i suoi nipoti di 15 e 16 anni provenienti da Lvov. Un’altra nonna è Liliana, che ci parla dopo aver riabbracciato la figlia Irina e i nipoti Andreja e Anna Karina. Ma molti suoi familiari sono ancora in difficoltà: “Tutta la mia famiglia è rimasta là per combattere. Mia cugina è nascosta a Kiev sotto i bombardamenti. A Chernikiv c’è mia zia col marito, entrambi molto anziani, bloccati senza luce e senza gas. Ringraziamo tantissimo l’Italia e gli italiani”. Un’altra signora benedice tutti con un gesto della mano mentre ripete: “Gloria Ucraina, gloria a Dio e gloria all’Italia”.
Tutti i profughi arrivati oggi a Genova troveranno sistemazione da parenti e amici, la maggior parte di loro nel Savonese o in altre località della Liguria. Alcuni sono scesi prima, lungo il percorso nel Nord Italia. Tra loro c’è anche la madre di una giovane che lavora alla Scala e che nei prossimi giorni si trasferirà a Milano.
“È stato un viaggio lungo e difficile, ma siamo abituati alle grandi distanze – racconta Gianni, uno dei tre autisti (nella foto sopra) che si sono alternati alla guida insieme a Pasquale e Bruno, ingaggiato come volontario -. A Tarvisio siamo stati fermi tre ore per controllare i documenti. Quando sono saliti a bordo ho visto persone molto provate, alcuni avevano percorso chilometri e chilometri a piedi per oltrepassare il confine. Ma siamo pronti per ripetere l’esperienza”.
A confermare è il titolare Alessandro Balestrino: “Stiamo già organizzando un secondo trasporto, ma abbiamo bisogno di fondi perché i costi da affrontare sono molto alti. Claudia ci ha chiamato chiedendoci un semplice preventivo e da lì ci siamo appassionati”. A bordo del pullman, che era partito da Pietra Ligure con due tonnellate di generi di prima necessità, anche tre volontari e un traduttore. Nei prossimi giorni partirà anche un aereo per recuperare cani e gatti rimasti attualmente in Ucraina.