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Carcere di Marassi, gli agenti scoprono una produzione di “grappa” clandestina in cella

Trovati anche smartphone e microcellulari, Pagani (Uilpa): "Le carceri sono un colabrodo"

Generico marzo 2022

Genova. Secchi pieni di frutta macerata pronti a diventare qualcosa di simile alla grappa e un cellulare di ultima generazione. È quello che hanno scoperto ieri gli agenti della polizia penitenziaria del carcere di Marassi durante una perquisizione in cella al quarto piano della sezione detenuti definitivi.

Non è stata tuttavia l’unica sorpresa: nelle sale colloqui, durante l’incontro tra un detenuto e la sua convivente, è stato notato il passaggio di due microcellulari, molto probabilmente nascosti nelle parti intime della donna e rinvenuti nella bocca dell’uomo. Entrambi sono stati denunciati.

A riferire i due episodi è Fabio Pagani, segretario regionale della Uilpa polizia penitenziaria: “Purtroppo – commenta – tali illeciti sembrano non costituire più un’eccezione nelle nostre carceri colabrodo, non sufficientemente vigilate per penuria di organici e scarsamente dotate di sistemi tecnologici ed elettronici utili, per esempio, a bloccare uso dei cellulari all’interno delle carceri. In queste condizioni, se ad oggi tali rinvenimenti e diffusione di tale proibito materiale non avviene in maniera massiccia, è solo grazie alla grande professionalità e allo spirito di sacrificio degli operatori, ma temiamo che non si potrà resistere a lungo”.

“Nel corso della settimana prossima verosimilmente si insedierà il nuovo capo del Dap, Carlo Renoldi, che erediterà un apparato penitenziario allo sbando, non tanto a causa delle precedenti gestioni, ma soprattutto per l’ancestrale pressapochismo della politica e dei governi rispetto alle tematiche carcerarie – prosegue Pagani -. Se vorrà veramente contribuire alla realizzazione del carcere dei diritti, che anche noi auspichiamo, dovrà pretendere il compiuto supporto del Governo e del Parlamento con appositi provvedimenti di natura legislativa”

Il sindacalista dei penitenziari ricorda infine gli storici problemi delle carceri italiane: “Sovraffollamento detentivo, reclusi con patologie mentali che non dovrebbero stare in carcere, organici della polizia penitenziaria mancanti di 18mila unità, carenza di operatori sanitari, inefficienza delle strutture, delle infrastrutture e delle tecnologie e insufficienza degli equipaggiamenti non sono tematiche suscettibili di ulteriori rinvii nell’agenda politica. Sopita ogni polemica preventiva sulla nomina, auspichiamo, se c’è la reale volontà della ministra della Giustizia, Marta Cartabia, e dell’esecutivo tutto, di intervenire e investire compiutamente sul sistema d’esecuzione penale e, in particolar modo, su quello carcerario”, conclude.

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