Le indagini

Anarchici arrestati, è stato un clochard a scoprire il deposito di esplosivi nel bosco

Nel deposito oltre 3 kg di polvere nera, centinaia di petardi, timer e inneschi. Il Gip esclude la finalità di terrorismo

anarchici arrestati

Genova. E’ stato un clochard che cercava un posto dove dormire a consentire ai carabinieri del Ros e alla Digos di scoprire il deposito di esplosivi nascosto tra i rovi nei boschi vicino a forte Tenaglia, sulle alture di Genova che oggi ha portato all’arresto, su ordinanza di custodia cautelare del gip di Genova di una coppia di anarchici genovesi, che da poco si erano trasferiti a Roma, accusati di detenzione di materiale esplodente ed esplosivo, tentata fabbricazione di ordigni esplosivi improvvisati, nonché detenzione di materiale esplodente al fine di attentare alla pubblica incolumità.

Il 18 giugno scorso si era presentato ai carabinieri della stazione della Maddalena raccontando di aver visto un uomo uscire dalle sterpaglie del bosco in una zona poco accessibile. Sperava di trovare droga da rivendere e aveva ripercorso i passi dell’uomo trovando sotto un telo verde alcuni sacchi della spazzatura che a loro volta nascondevano diversi contenitori. Tra il materiale sequestrato dai militari c’erano oltre tre kg di ‘polvere nera’, un centinaio di petardi, che oltre alla polvere nera contengono alluminio e perclorato di potassio, 668 miccette, 1 piccolo ordigno esplosivo pronto all’uso, diversi meccanismi per orologi a muro, un timer da cucina, batterie, candele e nastro adesivo ecc. Secondo gli artificieri che hanno eseguito materialmente il sequestro ““erano presenti tutte le parti necessarie alla fabbricazione di più ordigni esplosivi improvvisati”.

Secondo gli investigatori alcuni dei pezzi ritrovati nel deposito sarebbero in tutto simili, per marca, modello e dimensioni, a quelli utilizzati per i tre congegni temporizzati per il tentativo di incendio del 13 luglio dei due tralicci vicini al Santuario delle Guardia collegati a bottiglie di plastica contenenti liquido infiammabile, ma quell’episodio (l’innesco fra l’altro non funzionò) non è contestato agli arrestati come non lo sono gli altri incendi e sabotaggi a tralicci e ripetitori avvenuti a Genova negli ultimi anni, che tutti rivendicati su siti anarchici restano al momento contro ignoti.

Per risalire ai gestori del deposito i carabinieri avevano piazzato delle fototrappole, nascoste nel bosco hanno che ripreso un uomo che corrispondeva alla descrizione fornita dal clochard soffermarsi più volte nella zona dove era stato nascosto il deposito e poi andarsene . L’uomo è stato poi identificato nel 37enne, noto militante anarchico, con una condanna definitiva emessa dal tribunale di Roma per danneggiamenti attraverso l’impiego di esplosivo. L’uomo, insieme alla compagna 40enne, sono noti agli investigatori in quanto frequentatori di spazi anarchici occupati a Genova.

Sull’auto dei due era stato collocato anche un sistema di localizzazione collegato con dei microfoni per intercettare le conversazioni, che secondo gli investigatori, dimostrano la le responsabilità anche della donna. Dalle indagini fra l’altro è emerso che i due, consapevoli del rischio di essere intercettati, avrebbero utilizzato un ‘rilevatore di microspie’: elemento che gli investigatori hanno ricavato in primis da “un sibilo” presente dalle intercettazioni stesse e poi quando il sistema di intercettazione viene trovato e scollegato da un comunicato comparso su alcuni siti d’area con la foto del sistema di rilevamento installato sulla loro auto.

E’ molto probabile, si legge nell’ordinanza, che i due non abbiamo gestito da soli il deposito che avrebbe dovuto essere utilizzato, secondo la tesi dell’accusa, per prelevare via via il materiale utile a confezionare ordigni per i sabotaggi. Lo dimostrerebbe fra l’altro l’individuazione da parte del Ris dei carabinieri di un dna maschile non appartenente all’arrestato sul materiale esplosivo sequestrato.

Secondo la tesi della procura di Genova, che aveva contestato ai due indagati l’aggravante della finalità di terrorismo, i due arrestati sarebbero vicini alle posizioni della Fai-Fri, la Federazione anarchica informale, considerata responsabile dal 2003 ad oggi di 66 attentati terroristici. Uno degli episodi più gravi in Italia fu la gambizzazione avvenuta a Genova nel 2012 del manager di Ansaldo Nucleare Roberto Adinolfi. Ma per il Gip Marina Orsini, che ha escluso l’aggravante, da un lato i due arrestati, nonostante partecipino a incontri pubblici o alla redazione di opuscoli che riportano posizioni vicine all’anarco-insurrezionalismo ,”non sono gravemente indiziati partecipare alla Fai – si legge nell’ordinanza – ma solo di essere inseriti in quel movimento anarchico, assai complesso e fluido, composto da soggetti appartenenti a realtà differenti”, dall’altro l’aggravante del 270 bis dall’altro “non è sufficiente l’intenzione di arrecare un grave danno al Paese ma è necessario che la sua condotta crei la possibilità concreta che esso si verifichi nei termini di un reale impatto intimidatorio” sulla collettività e sulle istituzioni dello Stato.

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