Incertezza

Ucraina, l’ambasciatore russo Razov a Genova: “Non vogliamo la guerra, basta continuare a fissare date”

"La Nato è un fattore di stabilità e sicurezza in Europa? Ricordiamoci di Belgrado e della Libia"

Sergey Razov, ambasciatore russo in Italia

Genova. I venti di guerra con le notizie, definite fake news dai russi di un imminente attacco all’Ucraina sono stati ovviamente uno dei temi toccati dai rappresentanti diplomatici della Federazione russa oggi a Genova nell’ambito del V Seminario Italo-Russo.

“Vi chiedo di essere ragionevoli, non mettiamoci paura gli uni contro gli altri, non possiamo di continuo fissare le date di un attacco russo sull’Ucraina – continua -. Tutto il mondo ormai si è stancato di questo, tutte le persone di buonsenso capiscono che non vogliamo la guerra. Anche il presidente Zelensky diceva la stessa cosa ma ogni giorno il presidente dell’Ucraina ci dice quali sono le date dell’attacco”. Lo ha detto l’ambasciatore della Federazione Russa in Italia Sergey Razov a Genova al quinto seminario italo-russo.

Russia e Cina si avvicinano – ha aggiunto – vogliono creare un’alleanza militare, voi colleghi americani cosa volete introducendo sanzioni infernali contro la Russia? Adesso vi spaventate da soli del fatto che Russia e Cina si avvicinano”.

Nel corso del suo intervento alla sala della Borsa l’ambiasciatore ha parlato anche della Nato e delle preoccupazioni della federezione russa: “La Nato è un fattore di stabilità e sicurezza in Europa? Beh, ascoltate, siamo tutte persone intelligenti, abbiamo la memoria storica, ricordiamoci cosa è successo a Belgrado o dell’aggressione alla Libia nel 2011, da ben 11 anni non possiamo mettere insieme i cocci della tazza rotta dalla Nato in Libia”.

E l’ambasciatore russo presso la Santa Sede Aleksandr Avdeev ha aggiunto: “Duemila civili sono morti a causa dei bombardamenti Nato in Serbia, per la Russia fu uno choc tremendo. Questo choc è diventato per noi un’esperienza, l’avvicinamento delle infrastrutture della Nato verso le frontiere russe può portare alle stesse conseguenze per noi”.

Avdeev ha anche paragonano la situazione del Dombass a quella dell’Alto Adige nel dopoguerra: “In Alto Adige negli anni Cinquanta succedevano le stesse cose che viviamo oggi in Donbass e a Luhansk, la minoranza etnica di lingua tedesca chiedeva i propri diritti, le stesse cose che le persone di lingua russa chiedono in Donbass” ha detto. “Però l’Italia è un Paese intelligente e ragionevole, non bloccava dal punto di vista economico l’Alto Adige, non sparava alla popolazione, non voleva introdurre forze militari, ha capito ciò che accadeva e oggi l’Alto Adige è una delle Regioni più fiorenti e tranquille dell’Italia”.

Razov al termine del convegno ha anche incontrato in Regione il governatore Giovanni Toti con il sindaco Marco Bucci: “Abbiamo consegnato all’ambasciatore il sentito auspicio della Liguria perché si vada verso una risoluzione per vie pacifiche della crisi in atto, evitando sofferenze per la popolazione. Auspichiamo inoltre che non si verifichino ulteriori situazioni di difficoltà per le tante imprese italiane che lavorano con la Russia e con l’Ucraina, già messe a dura prova in questi due anni dall’emergenza Covid”.

“Come Regione – ha aggiunto il presidente Toti – è utile continuare con la politica degli scambi, degli incontri e dei momenti di dialogo. Auspico anche che la prossima missione del Premier italiano Mario Draghi, autorevole protagonista della politica europea, possa portare un significativo contributo alla risoluzione della crisi. Il mondo oggi ha bisogno di tutto tranne che di un’escalation della tensione soprattutto dopo la fase pandemica, in un momento in cui è necessario pensare soltanto a far ripartire il mondo e l’economia”.

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