Recensione

Troiane di Euripide al Teatro Duse: la sofferenza degli sconfitti dalla guerra è più attuale che mai

Ambientazione contemporanea, con una Elena che diventa influencer da social network

Genova. Con il conflitto in Ucraina che è realtà, assume un significato ancora più grande la messa in scena delle Troiane di Euripide in questi giorni. L’umanità non riesce a fare a meno delle guerre e gli sconfitti subiscono il dolore dei lutti e il loro tragico destino senza riuscire a trovare un senso, un perché a ciò che è accaduto. Le donne di Troia lo affrontano con una dignità enorme, nel testo di Euripide.

Applausi al debutto dello spettacolo ieri, 23 febbraio, al teatro Duse con un fuori programma durante il tributo del pubblico: gli allievi della scuola di recitazione del Teatro Nazionale di Genova hanno portato una torta alla propria direttrice, Elisabetta Pozzi, in occasione del suo compleanno. Commossa, l’attrice è riuscita a sorridere, ancora provata dal finale della tragedia, in cui ha vestito i panni della regina Ecuba, segno che un testo del genere resta dentro l’anima e non si può spegnere l’interruttore nell’immediato una volta terminata la recita.

La produzione del Centro Teatrale Bresciano e la regia di Andrea Chiodi ha ambientato tutto nel tempo contemporaneo, in un appartamento minimal, fatta eccezione per la poltrona rosa su cui siede Elena, tutta presa dal suo computer. Ecuba, Andromaca (Francesca Porrini) con il figlio Astianatte, Cassandra (Federica Fracassi) ed Elena (Alessia Spinelli), appunto, si preparano ad affrontare le conseguenze della guerra che ha visto la distruzione dei loro mariti, concittadini, della loro patria.

Le parole di Euripide recitate in un contesto vicino al nostro suonano subito stranianti, soprattutto all’avvio di Pozzi, che dà alla sua Ecuba un tono quasi distaccato all’inizio, probabilmente a causa del trauma e della rassegnazione al non trovare un motivo di tante atrocità, per poi far montare dolore e intensità, fino al culmine finale.

A comunicare alle donne il destino che le attende è Taltibio (Graziano Piazza), messaggero di Agamennone, inizialmente freddo nell’annunciare gli ordini che deve eseguire, per poi far emergere un evidente disgusto per l’ultima crudeltà: Cassandra viene data in sposa ad Agamennone, Andromaca a Neottolemo ed Ecuba ad Odisseo. Cassandra predice le disgrazie che attenderanno lei stessa e il suo nuovo padrone e il lungo viaggio che Odisseo dovrà subire prima di rivedere Itaca (viene citata la ligure Circe). Andromaca subisce con dignità la morte del figlio Astianatte: i greci decidono di farlo precipitare dalle mura per evitare che un giorno il bambino possa vendicare il padre. Il cadavere viene riportato a Ecuba da Taltibio per il rito funebre, sepolto con lo scudo del padre.

La vera particolarità della messa in scena sta nella sfida tra Ecuba ed Elena per stabilire le responsabilità dello scoppio della guerra (testo riscritto rispetto all’originale). Elena, sino a quel momento silente e distaccata, si difende ricordando il giudizio di Paride e l’intervento di Afrodite, ma lo fa in un modo parecchio vicino a ciò che accade oggi: attraverso uno schermo e detto attraverso un microfono, come un’influencer da social network, dice la “sua” verità mascherata dai filtri e puntando solo sull’apparenza.

Anche le parti del coro sono digitali: le parole scorrono sullo schermo alle spalle del palco, con le immagini di donne mute e le parole che risuonano in sala.

Quell’andrà tutto bene che un paio di volte pronunciano le donne di Troia evoca ricordi molto vicini e la consapevolezza che no, non andrà tutto bene.

Bravi tutti gli attori, con Pozzi che cresce, giganteggiando nel finale. Menzione per la Cassandra di Federica Fracassi, lucida e intensa nella sua follia premonitrice.

Repliche sino a domenica 27 febbraio: oggi e sabato alle 19:30, venerdì alle 20:30, domenica alle 16.

Info e biglietti su teatronazionalegenova.it.

Per entrare in teatro è necessario essere muniti di super green pass e indossare la mascherina Ffp2.

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