Rivendicazione

Toninelli: “Il nuovo ponte a Genova? È anche merito mio. Nessuno ha fatto guerra ai Benetton come me”

L'ex ministro grillino: "Se sotto quel ponte nascerà un giardino è sempre merito mio: quando lo annunciai tutti avanzarono un sorrisetto strafottente"

torrente sturla vegetazione e vipera

Genova. “Quel che ho fatto si vede. Se c’è il ponte è anche merito mio. E se sotto quel ponte adesso nascerà un giardino è sempre merito mio”. A dirlo in un’intervista al Fatto Quotidiano, dopo esternazioni simili sui social nei giorni scorsi, è Danilo Toninelli, ex ministro delle Infrastrutture in quota M5s nel primo governo Conte, quello che fu chiamato a gestire la delicata fase della ricostruzione dopo il crollo del ponte Morandi.

Di Toninelli tutti ricordano probabilmente il caso dei sorrisi in posa col plastico del ponte crollato insieme a Bruno Vespa e soprattutto le dichiarazioni rilasciate a poco più di un mese dalla tragedia: “Appena nomineremo il commissario si inizierà a parlare di progetti, di demolizione e ricostruzione, perché l’obiettivo non è solo quello di rifare velocemente il ponte, ma di renderlo un luogo vivibile, un luogo di incontro in cui le persone si ritrovano, in cui le persone possono vivere, giocare, mangiare“.

Parole che oggi l’ex ministro rivendica come riferite al progetto del parco del Polcevera: “Quando l’annunciai tutti avanzarono un sorrisetto sfottente, per dire: il giardino sotto il ponte?”. Il giardino dovrebbe essere quello quello contraddistinto dal “cerchio rosso”, idea firmata dall’architetto Stefano Boeri, per cui ancora si attende dal governo lo sblocco integrale degli 88 milioni di euro avanzati dalle somme accantonate per la ricostruzione.

Ma l’ex ministro grillino si toglie altri sassolini dalle scarpe: “Chi avrebbe fatto la guerra ai Benetton come l’ho fatta io? I Benetton hanno ripagato sia il ponte che le case degli sfollati. Il decreto Genova l’ho scritto io“. E ancora: “Ho avuto un potere enorme e non mi sono mai risparmiato di esercitarlo contro i vecchi bastioni della rendita parassitaria, contro chi aveva le leve lunghe di un potere immortale. Sono giunto al ministero con la favolosa ingenuità del dilettante, di chi non aveva consapevolezza di quel che provocava con le proprie decisioni. Senza quell’incoscienza ti arrendi prima di iniziare”.

Sul futuro politico dei Cinque Stelle “spero che tutto il movimento confermi la linea fondativa – dichiara al Fatto -: due mandati bastano, poi si torna da dove si è partiti“. E il suo futuro? “Farò altre cose. Di certo non lascio il movimento”.

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