Genova. Buche, scavi sprofondati, tombini mobili, dossi e fossi. E chi più ne ha più ne metta. Così si presenta agli automobilisti Lungobisagno Istria, una delle arterie della viabilità genovese più densamente utilizzate ma anche una delle più disastrate, con un manto stradale decisamente precario e pericoloso per le migliaia di persone che tutti i giorni l’attraversano in auto ma soprattutto su moto e scooter
Mobilità decisamente insostenibile per chi viaggia in Val Bisagno quindi, tra mezzi pesanti, code, servitù cittadine e continue gincane sulle pezze d’asfalto messo a “tappullare” lavori, interventi e scavi di ogni sorta, in attesa di una sistemazione definitiva dell’intera strada.
E in questi giorni in cui è partita una nuova “campagna” sulla sicurezza stradale, con controlli rafforzati agli attraversamenti pedonali scaturiti dal tragico incidente di via Casoni, sono in molti a segnalare i pericoli delle strade genovesi dovuti soprattutto alla condizione del manto stradale. Su tutte Lungobisagno Istria spicca per “difficoltà d’attraversamento”: “Qui spettiamo il prossimo morto – commenta un lettore, Bona Massimiliano, che ci invia un vero e proprio reportage della strada – è solo questione di tempo“. Nelle sue immagini anche la via Enrico Toti, e relativo incrocio, anch’essa alle prese con buche e pezze.
Una situazione nota e sotto gli occhi di tutti tanto che nei giorni scorsi il Municipio Media ValBisagno si è mosso con un sopralluogo tecnico affiancato dai responsabili di Aster e delle tante ditte che hanno scavato in questi mesi. “Stiamo aspettando che terminino i tempi tecnici di assestamento dopo lo scavo – sottolinea l’assessore municipale Lorenzo Passadore – ma già entro la prima metà di febbraio partiranno i primi interventi nelle parti più disastrate di queste strade“. Saranno lavori che inevitabilmente arrecheranno disagi per il traffico: “Abbiamo chiesto di fare il più possibile in notturna – spiega Passadore – ma la posa dell’asfalto, vista la stagione deve essere fatto di giorno, con il freddo della notte che non consente di maneggiare in maniera funzionale il materiale caldo”.
Foto di Massimiliano Bona