Genova. Riduzione della zona rossa al territorio compreso tra i tracciati delle autostrade A7, A12 e A26 e fine del lockdown generalizzato dei boschi, con una serie di deroghe per le attività outdoor e campagne informative per ridurre il rischio di diffusione del virus. Sono le ipotesi alle quali sta lavorando il commissario straordinario all’emergenza della peste suina Angelo Ferrari mentre sta per concludersi la missione degli esperti incaricati dall’Unione Europea che ieri hanno effettuato un sopralluogo sul Bisagno e oggi visiteranno alcune località dell’entroterra.
Sembra quindi allontanarsi l’idea di una maxi-recinzione di tutta la zona infetta, che comprende 114 comuni (36 liguri e 78 piemontesi), un’opera ciclopica che avrebbe trovato enormi difficoltà di realizzazione. “Gli ispettori sono rimasti meravigliati di quanto sia complessa l’orografia del nostro territorio – spiega Ferrari -. Domani pomeriggio ci sarà una riunione complessiva del team ad Alessandria in cui ci verranno dati consigli per la gestione dell’emergenza nei prossimi mesi. Nelle prossime ore prenderemo le decisioni, aspettiamo quello che ci diranno.
Ieri è stata trovata un’altra carcassa positiva nella zona di Ovada, a breve distanza dal primo caso accertato. Si tratterebbe però di un’eccezione dal punto di vista geografico: “A parte queste due fughe, per ora le tre autostrade stanno delimitando i confini del focolaio – conferma Ferrari – Sicuramente nel breve termine la società Autostrade è il punto di riferimento e con loro dovremo parlare”. Il piano di potenziamento delle barriere aveva già subito un’accelerata negli scorsi giorni. Dunque la zona rossa potrebbe restringersi a questo poligono ideale delimitato da A7, A12 e A26? “Mi augurerei di sì, incrociando le dita. Dobbiamo pensare certamente alle autostrade e subito dopo creare un’ulteriore linea di demarcazione. Ma sono tutte considerazioni che faremo a breve”.
Tra gli argomenti sul tavolo anche le restrizioni dell’ordinanza ministeriale che vietano tutte le attività nei boschi: dall’escursionismo alla mountain bike alla raccolta dei funghi, sono svariati gli appassionati, ma anche i lavoratori del settore outdoor, a chiedere un passo indietro, tanto che alcuni attivisti hanno lanciato un flash mob per sabato a Genova. “Ieri si è dibattuto parecchio su questo, sono convinto che una soluzione positiva la troveremo. Bisogna tener conto anche di queste esigenze, un passo avanti dobbiamo farlo pensando all’arrivo della stagione estiva”, spiega Ferrari.
Ancora presto per capire se si tratterà di un’apertura totale o graduale, o se ci sarà ad esempio una “zona arancione” con divieti meno stringenti. Di sicuro potrebbe cambiare l’approccio: “Sono ottimista sulla possibilità di aprire in modo attento e responsabile, spiegando al cittadino che cosa deve fare per ridurre la diffusione del virus – continua il commissario -. Questo permetterebbe anche di far comprendere perché esistono misure per contrastare il rischio”. Insomma, meno divieti e più campagne di sensibilizzazione.
Domani o al più tardi martedì i consulenti dell’Ue consegneranno la loro relazione e, incrociando il responso coi risultati dei monitoraggi, l’unità di crisi farà le sue valutazioni. Da capire anche come verrà modulato il piano di abbattimenti: la colonia di cinghiali del Bisagno potrebbe ancora salvarsi, anche se gli esperti europei avrebbero già consigliato di eliminarli vista la loro forte presenza tra le abitazioni.
In campo a difesa degli ungulati liguri anche le associazioni animaliste emiliane Meta Parma e Avi Parma: “Gli animali dei rifugi sono salvi, ma per gli altri continua lo sterminio: già macellato il 70% dei maiali degli allevamenti nel territorio genovese, e procedono gli abbattimenti. Per gli animalisti è arrivata quindi una parziale vittoria, e nello stesso tempo una grandissima sconfitta morale pesa ormai come un macigno su tutta la società. Questi stermini sono il segno del fallimento di un sistema basato sul massacro degli animali, un massacro che continua nella sua folle corsa verso l’autodistruzione. Rimangono purtroppo ancora a rischio di mattanza i cinghiali selvatici, il cui sterminio potrebbe iniziare a breve. Il ministro Speranza, le Regioni Liguria e Piemonte e il commissario per l’emergenza Angelo Ferrari non hanno dato nessuna risposta alle richieste di confronto inviate dalle associazioni animaliste e ambientaliste. Oltre 30 associazioni si sono unite chiedendo un confronto con le istituzioni e proponendo soluzioni alternative alla mattanza, richiesta di confronto che ad oggi attende ancora risposta”.
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