Genova. “Oggi siamo in piazza per contarci, farci vedere e conoscerci. Ma siamo pronti a darci da fare, con un ricorso al Tar e ricorrendo alla disubbidienza civile“. Questa è la determinazione del ‘popolo dei boschi’ che questa mattina ha protestato sotto il palazzo di Regione Liguria a De Ferrari contro le restrizioni attuate per cercare di contrastare la peste suina africana.

Circa un centinaio di persone, tra bikers, escursionisti, e semplici cittadini amanti della natura, per nulla scoraggiati dalla pioggia, ha dato vita ad un flash mob di protesta, portando in piazza biciclette e striscioni per rivendicare che “la natura non si vieta” e che i provvedimenti emergenziali presi in queste settimane, unici nel loro genere in Europa, poco servono per contrastare questa epidemia. “Chiediamo che vengano riviste queste scelte che non hanno precedenti per i paesi che in passato hanno affrontato questo problema – ci spiega Emanuela Risso, una delle coordinatrici del gruppo facebook ‘Boschi per tutti’, che in queste settimane sta raccogliendo il malcontento di centinaia di persone – la zona rossa deve essere molto più circoscritta, come prevede la normativa europea, e le attività outdoor non devono essere vietate. Divieti che non sono previsti dall’ordinamento comunitario. Per questo motivo stiamo mettendo a punto un ricorso che presenteremo al Tar contro quelle che sembrano essere restrizioni dettate dal voler far qualcosa senza sapere cosa si sta facendo”.

“A preoccupare è il metodo – spiega Giacomo D’Alessandro, attivista – all’emergenza si risponde con le chiusure e i divieti, con i lockdown. Una logica molto preoccupante, visto che andiamo verso anni, i prossimi, in cui l’emergenze climatiche ambientali rischiano di esplodere. Questa modalità di intervento è preoccupante e va fermata, va respinta, subito. E’ una situazione molto grave – sottolinea – e per questo bisogna fare disubbidienza civile, tornando nei boschi, segnalando le carcasse qualora si trovassero, e prendendosi la responsabilità di ricevere delle sanzioni. La legge si rispetta accettandone le conseguenze. Se lo facessimo tutti, queste restrizioni di fatto cadrebbero”.

Presenti in piazza anche alcuni rappresentanti del mondo ricettivo, che in queste settimane stanno vivendo sulla propria pelle gli effetti diretti di queste restrizioni: “Bar, negozi sportivi, rifugi e associazioni moriranno in tutto l’entroterra – ci spiegano – e per cosa? Per salvare i grandi allevamenti padani? Sarebbe necessario che mettessero in sicurezza loro, creando delle bolle sanitarie invece che colpire indiscriminatamente tutto un territorio”.

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