Il processo

Omicidio San Biagio, parlano gli avvocati: “Ecco perché Alessio e Simone non devono essere condannati”

Lunedì prossimo, a meno di repliche della procura che ha chiesto 22 e 21 anni, potrebbe arrivare la sentenza

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Genova. Cinque ore di discussione per gli avvocati di Alessio e Simone Scalamdaré nell’ultima udienza sull’omicidio di San Biagio. Il processo si avvia alla conclusione. Nella scorsa udienza il sostituto procuratore Francesco Cardona ha chiesto 22 e 21 anni rispettivamente per il maggiore e il minore dei due fratelli.

Oggi Luca Rinaldi, difensore di Alessio ha ribadito la richiesta di proscioglimento per l’assenza al momento dei fatti della capacità di intendere e di volere come aveva sostenuto anche il consulente tecnico della difesa.

A seguire “in subordine’, come prescrive il codice, ha chiesto di riconoscere la sussistenza della legittima difesa, quantomeno putativa o come eccesso colposo, visto che Alessio ha colpito il padre dopo una provocazione di quest’ultimo e ha chiesto anche che sia escluso il “dolo” trasformando il reato in omicidio colposo. La derubricazione del reato consentirebbe fra l’altro la possibilità di accedere al rito abbreviato, che permette la riduzione della pena fino a un terzo.

Infine, il legale ha sollevato una questione giuridica da portare davanti alla Corte Costituzionale, ovvero la riforma del codice penale che in caso di omicidio tra congiunti impedisce che le attenuanti superino l’aggravante del vincolo di parentela. “Un caso come quello di Alessio che uccide il padre dopo anni di vessazioni – spiega l’avvocato Rinaldi a Genova24 – viene così parificato a situazioni molto diverse, per fare un esempio a un figlio che uccide il padre per mere ragioni economiche. Nel caso del torinese Alex Pompa era stato lo stesso pm ha chiedere di sollevare la questione”.

La condanna minima che può essere inflitta ai due ragazzi, nella situazione attuale è di 21 anni, ma potrebbe essere ridotta di molto se la norma venisse rimessa in discussione dalla suprema corte.

L’avvocato di Simone, Nadia Calafato, ha ribadito nelle conclusioni la richiesta di assoluzione per non aver commesso il fatto: mentre Alessio aveva da subito confessato l’omicidio escludendo la responsabilità del fratello che sarebbe stato presente sulla scena solo per pochi attimi, la procura ha mandato entrambi a giudizio per omicidio volontario in concorso. Entrambi gli avvocati hanno anche depositato una lunga memoria.

Da vedere cosa deciderà la Corte d’assise che lunedì 21 febbraio, a meno che il pm non decida di replicare, potrebbe emettere la sentenza.

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