"tutto tranne che curare"

Medici di famiglia, scatta la protesta delle 150 Coccarde Gialle: “Sommersi dalla burocrazia e usati come parafulmini”

In una lettera-manifesto tutti peggioramenti vissuti dalla categoria, anche prima del Covid

amatore morando medico mascherina

Genova. Oberati dalle carte, e costretti a svolgere più un ruolo burocratico che un presidio medico. Questa in sintesi la protesta portata avanti con un ‘manifesto’ sottoscritto da 150 medici di Medicina Generale liguri, che ha portato nella nostra regione il movimento delle Coccarde Gialle, nato in Toscana per “riqualificare” il ruolo e il lavoro dei medici di famiglia.

Secondo i firmatari, infatti, il ruolo dei medici della mutua negli ultimi anni è stato largamente ‘sradicato’ rispetto alle sue finalità elettiva, riducendolo ad un firma-ricette e ad un consulente telefonico per i pazienti ‘smarriti’ nei labirinti burocratici della sanità: “Non possiamo più tacere stretti come siamo nell’impossibilità di fornire un servizio di Cure Primarie adeguato e corrispondente alle necessità dei nostri pazienti, ed è anzitutto nel loro interesse che lanciamo un grido di aiuto. Il Medico di Medicina Generale negli ultimi anni ha dovuto farsi carico di sempre maggiori compiti, per lo più di natura burocratica, sradicando il nostro ruolo clinico, diagnostico ed assistenziale, per sopperire a compiti che non ci spetterebbero, ma di cui siamo stati incaricati solo per il fatto che siamo la prima interfaccia del SSN con il paziente”.

A peggiorare la situazione ovviamente il Covid, che ha caricato i medici di nuove mansioni, non sempre legate alla assistenza dei propri pazienti. “Il nostro ruolo professionale è stato svilito da ulteriori compiti meramente burocratici ed amministrativi – si legge nella lettera manifesto inviata a tutti i dirigenti delle Asl liguri e all’assessore alla Sanità Giovanni Toti – siamo stati allontanati sempre più dalla nostra funzione clinica primaria e spesso utilizzati alla stregua di “parafulmini” a copertura di evidenti disfunzioni del sistema. Tuttavia, rimaniamo l’unico vero riferimento dei cittadini sempre più smarriti in un sistema confuso ed iper-burocratico”.

“Le nostre linee telefoniche risultano sempre occupate dalle innumerevoli richieste dei cittadini ed il paziente percepisce il disagio di non riuscire a mettersi in contatto con noi, sentendosi abbandonato. Le chiamate, costanti nelle 12 ore giornaliere, sono infatti generate da motivi sempre più spesso di carattere amministrativo. Eppure, le soluzioni ci sarebbero e vengono invocate da più parti dalle organizzazioni professionali rimanendo per lo più inascoltate, come ad esempio l’autocertificazione di malattia per i primi giorni o l’eliminazione della ripetizione dei farmaci cronici, nonché l’implementazione di personale amministrativo e infermieristico”.

Tutto ciò in quadro di diritti lavorativi in rapido deterioramento: “Ad aggravare il quadro è la mancanza della possibilità effettiva dei Medici di Medicina Generale di poter usufruire del riposo lavorativo in malattia e per condizioni di gravidanza/ maternità. Infatti, se è vero che è prevista da contratto convenzionale la possibilità di assentarsi da lavoro nei suddetti casi, è altresì vero che, nelle attuali condizioni allo stato pratico è molto difficile, se non impossibile, reperire sostituti, specie per assenze di lungo periodo. Questo ha portato molti di noi a ritrovarsi, per senso di responsabilità e per non abbandonare i propri pazienti, a lavorare da casa come meglio potevano, pur malati o con figli piccoli da accudire. Oltre allo stress psicofisico a cui viene sottoposto il medico, che si ritrova a lavorare in condizioni di salute precarie vorremmo ulteriormente qui sottolineare il danno al servizio che può essere offerto al cittadino. Quale garanzia di qualità possiamo fornire e quale lucidità clinica possiamo avere se siamo costretti a lavorare anche quando stiamo male o abbiamo appena partorito?”.

“Assistiamo all’implementazione di infrastrutture informatiche sviluppate lontano da chi ne dovrebbe fruire, incapaci di soddisfare le necessità professionali e i bisogni dei pazienti – conclude la lettera – In assenza di una progettualità su tutte queste tematiche la costruzione delle Case di Comunità da sola non è sufficiente a portare al rinnovamento profondo di cui la Medicina del Territorio ha bisogno. Siamo pronti a scrivere con le parti interessate una progettualità che non sia vuota ma si prenda carico di tutto quanto necessario a costruire una medicina del territorio integrata e presente. Chiediamo pertanto un confronto per esporre i contenuti di un documento tecnico in cui spieghiamo nel dettaglio le criticità e avanziamo proposte concrete. Noi Medici di Medicina Generale possiamo dare tanto per un reale rinnovamento. Dateci la possibilità di farlo”.

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