La rubrica del camallo

Laigueglia: La Madonna delle Penne

"La rubrica del camallo", a cura di Luca e Valentina, è volta alla promozione e alla riscoperta del patrimonio naturale e culturale della Liguria

Rubrica Camallo 8 febbraio 2022

Oggi vi parliamo in maniera indiretta di una bella esperienza che abbiamo avuto modo di poter compiere mercoledì scorso, all’interno di un progetto che stiamo portando avanti.

Essendo il sito attualmente non visitabile abbiamo pensato che la Rubrica del Camallo dovesse essere il veicolo giusto di congiunzione tra noi e voi.

Siamo tra Laigueglia ed Andora, sulla sommità di Capo Mele, dove ecco ergersi il Santuario Mariano Delle Penne.

Con noi ci sono Antonio Rapa dal rientro di una escursione che abbiamo intrapreso a monte, a parziale integrazione del nostro progetto attuale, e Felice Schivo, che ci raggiunge con le chiavi della chiesa per farcela visitare.

Tutte le nozioni sotto riportate provengono dalla sua preziosa memoria storica che ci è stata davvero utile per la composizione dell’articolo che state leggendo. La prima curiosità che affrontiamo insieme è l’intitolazione del sito alla Madonna delle Penne.

Emsso è sicuramente riconducibile alla scritta che era posta alla base della statua della Madonna portata dagli emigranti catalani presumibilmente nella seconda età del ‘600 e purtroppo trafugata da mani sacrileghe negli anni ’70 del secolo scorso.

Vi era infatti scritto: Mado de pene, che nella lingua catalana significa Madonna della Roccia proprio per la posizione sulla quale venne edificata. In antichi testi locali si deduce che in passato le dimensioni della cappella fossero molto piccole, poco più che un edicola dedicata alla Madonna della Neve. Siamo collocati temporalmente tra il 1624 e il 1654. La costruzione è riconducibile alle famiglie catalane impiegate qui per la pesca corallina, che innalzarono la modesta chiesa sulla preesistente cappella della Madonna della Neve della quale si è mantenuta la data festiva del 5 agosto. La chiesa attualmente si presenta come un’unica aula rettangolare a cui in un secondo tempo fu aggiunta una loggia di ricovero per i viandanti, che presentava tre ampie aperture ad arco.

Per motivi statici sono state molto ridimensionate sino a due piccole porticine di cui una verso monte chiusa.

Qui sulla destra proprio sopra lo sperone di roccia che da il nome al Santuario trova posto dal 2011 un busto di Don Bosco in ricordo della messa celebrata dal santo della gioventù in questa chiesa nel 1881, dove l’anno seguente durante tutto il mese di agosto Don Bosco vi si ritirò in ritiro spirituale; al momento di ricevere le chiavi del santuario dai massari non lesinò un offerta allo stesso.

La facciata laterale, che in altre chiese sarebbe di minore importanza, qui invece è considerata la facciata principale. Infatti è quella affacciata direttamente sul mare e dove troviamo l’importante affresco della Madonna dai Grandi Occhi. Si tratta di un affresco coevo alla costruzione della chiesa raffigurante la Madonna delle Penne con il Bambino Gesù tenuto sulla destra in gloria sul golfo di Laigueglia.

Rubrica Camallo 8 febbraio 2022

Ai suoi piedi si scorge il villaggio di Laigueglia del 1600 dove si notano chiaramente da destra a sinistra l’oratorio della Concezione, il bastione ancora esistente, la chiesa di san Matteo (raffigurata già con i due campanili aggiunti in un secondo momento in quanto al tempo dell’affresco non esistevano ancora, il bastione Centrale e il bastione del Giunchetto ai piedi di Capo Mele, non giunti sino ai giorni nostri.

Il particolare da notare sono, come dice il nome, i grandi occhi della Madonna e del Bambino lievemente sproporzionati su di un viso già più grande. Effetto ottico voluto proprio per renderli più facilmente visibili ai pescatori in mare. La chiesa delle Penne e quindi il suo affresco erano le ultime immagini che i laiguegliesi avevano impresso nei loro occhi prima di puntare in mare aperto.

La partenza delle flotte marittime per la pescosa campagna in mare avveniva subito dopo Pasqua. La mattina della partenza le loro madri, mogli e figli si radunavano appunto alle Penne di mattino presto in preghiera e da lì salutavano i loro cari che avrebbero rivisto solo dopo mesi, esattamente per san Matteo.

Il pavimento interno è quello caratteristico delle chiese e Oratori di Liguria, dove trova armonia il marmo bianco e l’ardesia. Una scaletta a sinistra dell’entrata sale alla profonda orchestra, che seppure aggiunta in epoca successiva, presentava il parapetto adorno di stucchi, ora non più presenti.

Alla sinistra dell’altare Mariano, dove a suoi piedi ritroviamo a vista lo sperone di roccia su cui è edificato il santuario, volutamente lasciato a vista e non inglobato nel pavimento, si apre una porta che conduce alla Sacrestia, completamente adorna di numerosi ex-voto.

Rubrica Camallo 8 febbraio 2022

Dalla scala si passa al piano superiore, dove unitamente ad una vista mozzafiato che spazia dalla Corsica, alle isole toscane a tutto l’arco ligure, troviamo l’originale “fugò” (moderno fornello) dove i soldati napoleonici cucinavano. Il locale era allo stesso tempo cucina e ricovero per la notte.

L’interno della Chiesa presenta pitture policrome a pastelli tenui, che ritroviamo sia a San Matteo che alla Chiesetta di Colla Micheri. Le pareti non presentano quadri, ma una miriade di ex-voto marinareschi, navi di tutti i tipi, dall’originale barca corallina, a navi da carico laiguegliesi, al modellino del piroscafo Ravenna di cui qui sono custoditi alcuni ritrovamenti. Abbiamo accennato prima alla Sacrestia, essa fu ampliata così come la vediamo noi nel 1799 per ordine dei francesi che in vista della costruzione della nuova strada costiera volevano un posto di controllo.

Rubrica Camallo 8 febbraio 2022

Fu così che si addossarono all’edificio religioso per costruire una batteria di difesa detta della “Muerte”, dove alloggiavano un manipolo di soldati dotati di un piccolo cannone. Si menziona al fatto che le uniche entrate finanziarie del Santuario erano le elemosine raccolte durante la novena e la festa del 5 agosto. Inoltre sempre per la festa veniva indetta una raccolta di offerte per il paese, alle quali si aggiungevano quelle trovate presso le cassette dell’elemosina vicino alle finestre della chiesa, per effettuarne la manutenzione ordinaria. Inoltre sino a fine ‘800 vi era una rendita annuale derivante dalla vendita di olio d’oliva, e continuava la vendita dei “rottami” di cera che rendevano una piccola cifra.

Le spese erano sempre inferiori alle entrate e il “bilancio” quindi sempre attivo anche se purtroppo erano frequenti le irruzioni di ladri.

Dal libro cassa del tempo si notano le frequenti spese per riparare il portone danneggiato da ladri, per questo che dopo la festa del 5 agosto si riportavano tutti gli arredi sacri nuovamente a Laigueglia. Altro problema annoso era causato dalle frequenti frane, dal rifacimento dei muri di sostegno e dal scoperchiamento del tetto a cui si sopperirà rifacendolo nel 1846 e in tempi poi più recenti. Attualmente il santuario non è accessibile causa lavori in corso e vi invitiamo a chiedere informazioni precise qualora voleste farvi visita.

“La rubrica del camallo” è a cura dell’associazione culturale “Due Zaini e Un Camallo” di Luca Riolfo e Valentina Staricco, volta alla promozione e alla riscoperta del patrimonio naturale e culturale della nostra regione, la Liguria. Seguici su instagram @_duezainieuncamallo_: clicca qui per leggere tutti gli articoli.

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