Battaglia

“Giù le mani dal nostro dottore”: la Val Trebbia si mobilita contro la sostituzione del medico

Durante i mesi difficili della pandemia, il giovane medico arrivato in emergenza si era fatto apprezzare per dedizione e professionalità. Ma ora è tutto da rifare

medico ricetta medica

Genova. Giornate concitate per i comuni e gli abitanti della Val Trebbia, che in queste ore si stanno mobilitando per difendere uno dei fondamentali diritti delle persone e delle comunità a rischio a causa dei meccanismi implacabili della burocrazia: il diritto alla salute.

Sì perché se dopo gli anni duri della pandemia è stata ‘riscoperta’ l’importanza della sanità di prossimità, dalla scorsa settimana i comuni della vallata hanno visto concludersi all’improvviso l’incarico del medico d’area, Matteo Siri, apprezzato in questi mesi per la sua disponibilità e professionalità. Sarà rimpiazzato, ma in via temporanea fino a giugno, in attesa di una nuova assegnazione. Con tutte le incertezze del caso.

Una brutta notizia che arriva dopo anni difficili: “Nel 2019 il nostro amatissimo medico, Domenico Cella, è andato in pensione – ci racconta Claudia Priano, genovese di città trasferitasi nella vallata – dando il via ad una serie di sfortunati rimpiazzi, terminati sempre anzi tempo e con immancabili disagi per la popolazione”. Disagi derivati da ambulatori chiusi o con orari ridotti, vera e propria tegola per i cittadini dei comuni della vallata, in gran numero molto anziani, e ‘lontani’ dalle strutture sanitarie.

Ma cosa è successo? Dopo il pensionamento del Cella, e a fronte del mancato farsi avanti dei professionisti in graduatoria, forse spaventati dalla ‘geografia estrema’ dell’incarico, era stato emesso un bando, andato però deserto. Solo con l’offerta di un bonus economico messo sul banco da parte di Asl3, era arrivato il sostituto, il giovane Matteo Siri, mentre ogni anno veniva rinnovata la selezione all’interno delle graduatorie, sempre senza esito. Almeno fino ad oggi, dove a rispondere positivamente è stata una dottoressa. Da qua l’improvvisa decadenza dell’incarico sostitutivo, che scatterà da marzo.

Il giovane dottor Matteo Siri, titolare fino a qualche giorno fa dell’incarico, si era fatto apprezzare fin da subito: “La sera tardi, e pure la notte, lo si vedeva passare tra le vie dei paesi a fare visite, a tranquillizzare, a fare tamponi – spiega Claudia in una accorata lettera aperta – Non c’erano orari e al telefono rispondeva a qualsiasi ora. Eravamo tutti contenti, il giovane dottore, i valligiani e pure i sindaci dei paesi della valle. Serpeggiava un sentimento di gratitudine e di sincero affetto per il dottor Siri, perché le cose funzionavano e hanno funzionato anche nei momenti più difficili, che non sono mancati”.

Oggi la doccia fredda, con una svolta inaspettata dovuta ai meccanismi regolati dalla legge nazionale che ha gettato nello sconforto l’intera comunità. Una costernazione che però si è tramutata in mobilitazione, con una raccolta firme organizzata in poche ore, e che in tre giorni ha visto l’adesione di centinaia di persone: “Giù le mani dal nostro dottore” è lo slogan rilanciato in queste ore dai residenti, che chiedono di non perdere un presidio così importante per la salute della popolazione.

La richiesta è quella di mantenere in ruolo lo stesso Siri, ma, soprattutto, quello di vedere gestito in continuità il servizio sanitario: “Sappiamo che una dottoressa inserita nelle graduatorie di Asl3 ha accettato l’incarico – sottolineano i cittadini – ma sappiamo che scadrà comunque a giugno, e da lì si ricomincerà con le incertezze“. Il timore, infatti, è che con le nuova assegnazione possa ricominciare il balletto dei dottori “non tutti disponibili a coprire le esigenze di una vallata molto ampia e difficile”.

“Le situazioni che funzionano, in una valle dove i servizi sono ridotti al minimo e dove i disagi sono parecchi, dovrebbero essere protette – conclude Claudia – Ma non è stato così”. Nelle prossime ore le firme raccolte saranno messe nero su bianco e saranno presentate ad Asl3, nell’estremo tentativo di mantenere la “squadra che vince”.  

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