Genova. Il sostituto procuratore Gabriella Dotto ha chiuso le indagini per la morte di Roberta Repetto, a cui fu asportato un neo sul tavolo da cucina del centro Anidra di Borzonasca.
La donna, che aveva un melanoma, fu curata con tisane e meditazione e morì molti mesi mesi dopo, nell’ottobre del 2020 all’ospedale San Martino di Genova dopo aver patito atroci dolori, senza che il medico che le aveva asportato il neo, eseguisse una biopsia.
L’indagine era partita dopo la denuncia dei familiari della donna e condotta dai carabinieri del nucleo investigativo.
Per la morte della 40enne sono accusati di omicidio volontario il ‘santone’ del centro Anidra, Paolo Bendinelli, il medico bresciano Paolo Oneda e anche la psicologa Paola Dora, compagna di Oneda e presente all’operazione.
Bendinelli, per quella vicenda, è accusato anche di maltrattamenti e di violenza sessuale.
Per la Procura di Genova anche Teresa Cuzzolin, è responsabile di circonvenzione di incapace insieme al ‘santone’ perché il primo in qualità di “maestro spirituale” e la seconda come rappresentante di una delle aziende collegate al centro “abusando delle condizioni di inferiorità psichica” della Repetto “la inducevano a elargizioni per complessivi 120 mila euro” in parte a favore del centro Anidra e “in parte a favore di Cuzzolin Teresa”.
Sui maltrattamenti, la procura scrive: “con subdole tecniche di manipolazione mentale la induceva a compiere ogni tipo di lavoro al centro Anidra”, “la induceva a seguire un particolare regime di vita caratterizzato da massima reverenza nei suoi confronti e pratiche di obbedienza”, “nonché da un progressivo isolamento sociale e famigliare”, “la umiliava nel momento del massimo bisogno di aiuto e confronto”, vale a dire lo stadio terminale della malattia oncologica”.
Bendinelli è indagato, come noto anche per violenza sessuale nei confronti della 40enne perché “abusando delle condizioni di vulnerabilità e inferiorità psichica” la indiceva a compiere “atti di natura sessuale anche di gruppo” presentandoli come “pratiche taniche necessarie al percorso olistico”.
Paola Dora, oltre ad essere presente e “partecipe” – scrive il pm, all’intervento di asportazione del neo, “concorreva con questi ultimi con azioni e omissioni a cagionare il decesso”.
Gli indagati, adesso hanno 20 giorni per presentare memoria o decidere di farsi interrogare dalla procura che poi chiederà il rinvio a giudizio.
I famigliari, in particolare Rita Repetto, sorella di Roberta, ringraziano in una nota la procura e i carabinieri “per aver portato alla luce le dinamiche che hanno causato la morte di Roberta, fiduciosi che la giustizia procederà inesorabile nel suo corso”.